I tempi cambiano e tutto muta velocemente, perlomeno adeguandosi alla nostra epoca.
Addirittura, mutano persino le fiabe, narrazioni fantastiche, perlopiù di origine popolare, la cui trama vede solitamente sia protagonisti reali, umani sia altri, invece, capaci di poteri magici: così, si aggiornano i personaggi perché, sempre più, siano espressione del presente e, di conseguenza, cambia pelle la morale insita in ogni fiaba. Spesso la continuità dell’insegnamento, espresso da una fiaba della tradizione classica, ampiamente rimaneggiata ai nostri giorni, può coincidere con un oggetto, un indumento, insomma un particolare comune al vecchio e al nuovo protagonista.
È il caso de Il Gatto con gli Stivali, fiaba popolare italiana, per la prima volta trascritta nel 1550 da Giovanni Francesco Straparola, ma resa celebre, in particolar modo, dalla versione francese di Charles Perrault e da quella tedesca dei fratelli Grimm. La storia originale è quella di un gatto davvero abile, pure con l’inganno, nel procurare potere, averi e, nientemeno, una principessa in sposa al suo padrone, tanto sfigato e senza il becco di un quattrino; la morale di questa stessa vicenda è l’esortazione all’impegno e all’ingegnosità, quali doti necessarie per contrastare le avversità della vita. Ancora oggi, l’insegnamento resta tale, ma mutano i mezzi, i fini dell’impegno e dell’ingegnosità in ballo, soprattutto tutt’altra cosa è il protagonista principale: non più un gatto, ma un uomo di colore, un nero, altrettanto in gamba e pronto, pari al felino.
In comune tra le due diverse figure un solo particolare, un paio di stivali, seppure alla moschettiera alle zampe del gatto e, invece, di gomma con suola carrarmato, tipo “acqua in casa” ai piedi del “felino” uomo nero. Oggi, Il Gatto con gli Stivali è diventato, così, Il Nero con gli Stivali ovvero la storia, la fiaba di Aboubakar Soumahoro: cittadino italiano di colore per le sue origini ivoriane dall’Africa Occidentale; sindacalista battagliero, in primo piano contro lo sfruttamento degli immigrati, quindi, per questo, figura di particolare, forse oggi dimostratosi inconsistente, rilievo simbolico; infine, deputato per la lista “Alleanza Verdi e Sinistra”, eletto alle ultime politiche del 25 settembre e, come tale, presentatosi, stivali di gomma ai piedi e braccio levato nel pugno stretto della lotta pugnace, quasi a “memento” della sua battaglia di novello Mandela per il diseredato bracciantato di migranti delle nostre campagne meridionali.
Il connazionale acquisito Soumahoro con abilità, pari a quella del gatto, protagonista della fiaba originale, è, però, sospettato di avere, direttamente o indirettamente, con il suo impegno e la sua ingegnosità avvallato o sostenuto utilità alla sua compagna, alla suocera e al cognato, infine anche a se stesso perché, si sa, sono sempre i due cuori in una capanna e, in fondo, il nostro amico si è perfettamente integrato all’insegna di quell’efficace “quel tengo famiglia” con il quale Leo Longanesi, sempre mordace, additava la giustificazione di tanti italiani da una condotta personale non sempre dai contorni chiari. Tutto perché la magistratura indaga nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione della cooperativa di Marie Therese Mukamitsindo, suocera indagata del nostro protagonista, che, da una parte, pare aver sfruttato e spesso lasciato senza neppure pane e acqua i lavoratori della sua stessa società cooperativa, dall’altra, forse con la complicità della figlia Liliane, anch’essa ora inquisita, e del figlio Michel, sembra persino responsabile di truffa aggravata e false fatturazioni fino, questo il sospetto più grave, all’occultamento di circa 60 milioni di euro di contributi pubblici per l’assistenza e l’avvio al lavoro di manodopera immigrata.
Il Nero con gli Stivali, tuttavia, non ha la stessa dignità del gatto e, attenzionato e sospettato di aver in qualche modo agevolato o sostenuto o protetto gli intrallazzi familiari, non ha esitato ad esibirsi con un pubblico video nel patetico piagnisteo, poco convincente, di vittima perseguitata dal razzismo e dalla destra reazionaria. Che burla e che burlone! Non fosse altro, già a giustificazione dell’inclinazione al lusso della compagna Liliane, per la professione e l’inclusione, da parte del nostro Nero con gli Stivali, del “diritto all’eleganza e alla moda” tra i suoi principi politici, ispirati alla sinistra che tanto inavvedutamente e demagogicamente lo ha portato in Parlamento.
Liliane icona di un’eguaglianza alla Louis Vuitton! Oppure, Liliane compagna hot di valori di sinistra nello scatto fotografico arrapante in lingerie rossa, gomiti e ginocchia sui braccioli di una poltrona con il lato b verso l’alto, quasi in una elevazione sacrificale? Come sono tristi le fiabe moderne! Ancora di più quelle di sinistra, solo balle e mai un “vissero felici e contenti”!
Franco D’Emilio