Tre considerazioni:
La moneta a corso legale è il contante, il cui uso e la cui circolazione sono garantiti gratuitamente dallo Stato al cittadino;
La moneta digitale è, invece, un servizio prestato dalle banche ad un costo che esse stesse stabiliscono autonomamente o in concorso tra loro, senza un controllo e/o limite, imposto dallo Stato;
Gli istituti bancari realizzano, così, ingenti profitti dalla circolazione della moneta digitale.
Il cittadino deve essere lasciato libero di scegliere tra un servizio gratuito dello Stato ed uno bancario a pagamento.
Tutte le motivazioni a giustificazione di un maggiore o minore ricorso, anche per via impositiva, all’obbligo d’uso della moneta digitale sono soltanto un limite, chiamiamole pure fregnacce, alla libertà di scelta del consumatore italiano.
La libera scelta del cittadino non può sacrificarsi né per il servilismo dello Stato e della Comunità Europea, cui lo stesso stato italiano soggiace, nei confronti della lobby bancaria né per l’incapacità dello Stato a fronteggiare l’evasione fiscale, il riciclaggio di danaro sporco, la corruzione pubblica e privata.
Salari e stipendi, pensioni e ricavi autonomi sono già ampiamente tassati e “vessati”, dunque non è giusto “strozzarli” ancora con l’obbligo della moneta digitale.
La discussione di questi giorni sul conflitto tra l’uso del contante e quello della moneta digitale pare davvero oziosa, noiosa e inutile, persino una questione distrattiva di massa.
Il governo dia retta ad un buon proverbio romagnolo: “meno pugnette ai grilli”!
Franco D’Emilio