Alla fine, dalle primarie per il suo nuovo segretario e su tutta l’arena politica del Partito Democratico è risuonato inaspettato un nitrito, quello di Elly Schlein, forte e chiaro sul ronfare sornione di Stefano Bonaccini, certo della vittoria, invece sonoramente trombato, beffeggiato da un pernacchio alla Eduardo che ha definitivamente sepolto la sua aulica immagine di “compagno che sa il fatto suo”.
Dunque, ha vinto il nitrito della scalpitante Elly, solo da due mesi iscritta al PD, ma decisa perché il suo zoccolo, battente sulla terra secca e polverosa dell’anemico elettorato piddino, rinvigorisca quello fiacco da ronzino, da troppo tempo smidollato erede di ben altre durezze, ormai solo antichi ricordi di veterani compagni e compagnucci.
Il Partito Democratico spera di aver trovato la sua cavallina storna, tanto cara alla memoria pascoliana, che riporti a casa quell’elettorato che sinora sembra avergli voltato le spalle, quasi nello sberleffo di uno sfrontato “ciaone”.
Certo, colpisce come la scelta dei circoli del PD, favorevole a Bonaccini, travet passacarte di partito, sempre attento a mettere a fuoco fatti e parole con il vezzo di sistemarsi ripetutamente gli occhiali, sia stata ribaltata dal voto più fluido, ampio delle primarie della sinistra, collocabile ben oltre i confini, ormai angusti, del solo Partito Democratico.
Con Bonaccini ha perso il potere nudo e crudo dell’apparato postcomunista, ancora con tanto pelo sullo stomaco nel gestire il governo locale e la lobby delle cooperative; con Schlein è tornata in campo la sinistra, faziosamente ideologica e politica, tanto varia e variegata, tanto coerente o contraddittoria a seconda delle necessità.
In fondo, Elly Schlein è proprio ideale: italiana con cittadinanza statunitense e, pure, naturalizzata svizzera; persona di dichiarata sessualità molto fluida, oltre il genere, quindi contrassegnabile con *; studi giuridici, il cui rigore s’accompagna alla grande passione per i videogiochi; origini familiari alto borghesi con padre, noto politologo USA di origini ebraiche, e madre italiana, precisamente senese, affermata giurista e discendente da famiglia di tradizione socialista e antifascista; infine, udite udite, una personale debolezza nazional popolare per il Festival di Sanremo e le sue canzonette.
Insomma, proprio tutto e il contrario di tutto, proprio come è nella natura della sinistra, soprattutto come piace a taluni salottini radical chic, così inclini al mare di parole tra la rava e la fava. Pensate, ad esempio, che goduria l’elezione della Schlein a nuovo segretario del PD per cinguettanti giornalisti di sinistra, come la banale, fascinosa Concita De Gregorio o l’altrettanto banale sapientino sproloquiante Davide Parenzo!
Ma nessuno s’illuda, la Schlein dovrà scendere a patti con Bonaccini per salvare capra e cavoli, quindi conciliare gli interessi del vecchio, ma solido apparato di partito con la sua aspirazione per una nuova “rive gauche” della sinistra italiana: diversamente salirebbe il rischio di una pericolosa conflittualità e di una conseguente, possibile scissione.
Con la Schlein si spolvera e si torna al “bon ton” formale della vecchia sinistra: riemerge il tema della lotta di classe; torna la tentazione di collettivizzare le imprese; rispunta Robin Hood in calzamaglia rossa per rubare ai ricchi e dare ai poveri; si rinnova l’intesa con il potere interdittivo dei sindacati parolai, tanto inclini, però, a sedere alla tavola imbandita della cogestione.
Già sul tema della guerra in Ucraina si sa che la Schlein si avvarrà della collaborazione dell’on. Arturo Scotto, esponente di Articolo Uno e, da sempre, contrario ad ogni aiuto alla vittima dell’aggressione russa. In fondo, basta seguire in rete tanti degli ultimi interventi dell* novell* segretari* del PD per rendersi conto della banalità e usualità, della vaghezza e inconsistenza argomentativa di questa rampante ragazzotta trentasettenne che confonde ancora le fiabe con la realtà, sciorina la logora solfa del vocabolario politico della sinistra e, poi, spocchiosamente sorride a tutti come per dire “possibile che non lo capite, eppure è tutto così semplice!”
Dal 2014 ad oggi, anche grill* salterino tra diverse formazioni politiche di centrosinistra e della sinistra, la Schlein ha bruciato le tappe di una carriera politica al fulmicotone, mai un lavoro, un’attività professionale propria, diversa dalla politica.
Ho sempre sospettato delle repentine ascesi politiche, generalmente rivelatesi catastrofiche rovine.
Anche l’attore Fernandel nei panni indimenticabili di Don Camillo o il nostro Alberto Sordi, “Guglielmo il dentone” in un episodio del film “I complessi” del 1965, mostravano la piena dentatura di un sorriso equino, ma sorridevano simpatia e umanità, vivacità e dignità di idee: il sorriso della cavallina storna Elly Schlein, invece, non promette, affatto, niente, né di nuovo né di buono.
Franco D’Emilio