Stamani, al bancone di un bar forlivese in piazza Saffi labbra di rosicato livore proferivano platealmente più o meno queste parole: “Chissà, se dopo la felicità, la prof. ci parlerà del dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina”. Chiaro il riferimento infelice alla conferenza della professoressa Manuela Racci, ieri 27 aprile, sul tema della felicità, esposizione che ho seguito grazie all’ottima videoregistrazione e alle tante fotografie da parte di un amico presente. Da me con tanta schiettezza l’omaggio di un inchino, la mano sul cuore, alla bravura della professoressa, tanto partecipe, anche emotivamente, nel tono della voce e nella suggestiva gestualità delle mani: sua l’offerta di un’ampia riflessione critica su percorsi culturali di grande spessore tematico, ben oltre i limiti, sempre angusti, di solo “competenze nozionistiche”, come erroneamente ha scritto qualcuno.
Chapeau all’avvocato Fabrizio Ragni, ma mi fermo qui per non rischiare di solleticare in lui la vanità insita del politico, quale organizzatore di questa serata, già superbamente preceduta da quella sul bene e sul male e, ancora prima, dall’altra sul libro “Raccontami di Dante e Beatrice”, sempre ad opera della soave Madonna Manuela. Un abbraccio di stima e ammirazione al crescente pubblico, espressione della sensibilità e del cuore della città di Forlì, da 37 anni mia città d’adozione in un inquieto girovagar da ghibellin fuggiasco. La professoressa Racci, in fondo, ha dipanato tra le sue agili dita il grande tema della felicità, rendendolo lieve e scorrevole, quasi in miniatura, alla nostra percezione, ai nostri pensieri.
Dunque, ieri sera un grande evento culturale, alla fine ci siamo sentiti tutti come l’ape di Trilussa: “C’è un’ape che se posa su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va … Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.” Resta indimenticabile che il bocciolo di rosa sia stata Manuela Racci.
Franco D’Emilio