Cominciavo a soffrire dell’astinenza da notizie circa il destino della ex casa del Fascio di Predappio, ormai da quasi ottant’anni in uno stato di vergognoso abbandono e degrado, eppure, sotto sotto, questa condizione mi induceva la speranza che, forse, stesse maturando qualche novità positiva. Invece, niente: stamattina nella cronaca locale solo notizie vaghe, trite, logore, le stesse da tempi memorabili, periodicamente tirate fuori dalla naftalina per dare a bere che tutto proceda, “tutto vada bene madama la marchesa”, nonostante nulla sia cambiato dalla situazione di stallo di tanti mesi or sono.
Ancora, l’attuale sindaco di Predappio, Roberto Canali, espressione del centrodestra, è tornato a gonfiare invano il pallone bucato del restauro della locale ex Casa del Fascio, amplificando, oltre misura, la notizia che finalmente sono stati appaltati le opere di ristrutturazione dell’edificio, assegnate ad una ditta di Roma, vincitrice della relativa gara.
Caspita, una notiziona! Mesi e mesi per concludere una gara d’appalto! In più, l’approssimativa, ma pure spudorata affermazione che i lavori potrebbero iniziare vagamente entro qualche mese, se non si presenteranno intoppi burocratici!
Ohibò, proprio vero, a Predappio “di doman non c’è certezza”, tanto meno questa certezza la cerca, la sollecita, la ingiunge il sindaco, palesemente rassegnato e supino col suo basso profilo al fatto che “se son rose fioriranno!”.
Poi, dopo tanta notiziona dell’avvenuto appalto, la rinnovata doccia fredda che sono rimasti 3,5 milioni di euro i fondi utili per l’esecuzione del primo lotto di lavori, dei quali, però, solo 2,6 milioni disponibili poiché 900.000 euro destinati a coprire spese di progettazione, oneri e altre voci. Ancora caspita, allora: andiamo già in debito per l’esecuzione dei primi lavori! Non solo, ma se questo primo lotto di lavori riguarda la messa in sicurezza strutturale dell’edificio, di cosa mai si sono occupati tecnici, architetti, progettisti sinora impegnati in un andirivieni, fuori e dentro la ex Casa del Fascio?
Così, tanto fiato nel pallone sgonfio della ex Casa del Fascio, grazie alla prodigiosa notizia del conferimento dei lavori in appalto, se n’è uscito pari pari dalla foratura opposta, dovuta all’incertezza dei finanziamenti e alla poca evidenza o informazione, ognuno la chiami come più gli aggrada, circa la destinazione d’uso finale del bene recuperato.
Sono ancora da trovare ben 6,5 milioni di euro, mica brustolini, per tutta l’opera di recupero dell’edificio, eppure nessuno che abbia sollecitato soluzioni al riguardo, anche ricorrendo a finanziamenti privati, come già attuato per il restauro di grandi monumenti della romanità!
Ancora non si sa come l’attuale giunta voglia utilizzare l’immobile: quindi non si comprende il futuro lavoro di progettazione e ripartizione dei volumi interni!
Eppoi, basta con questo trinceramento dell’attuale giunta comunale nella volontà di voler destinare il recupero della ex Casa del Fascio anche a chi vive a Predappio: tutto vago che vuol dire tutto e niente; fuori gli intenti, fuori i progetti, basta chiacchiere a vuoto!
Finora, sulla ex Casa del Fascio di Predappio solo tanta fuffa di discorsi risaputi e riproposti sino allo sfinimento degli zebedei; solo tanta fuffa di parole da parte di passacarte comunali, lasciando che cresca la quarta generazione, ognuna copre 25 anni, di predappiesi in attesa, pure illusi e presi per il culo, di veder recuperato un loro bene cittadino.
Il sindaco e la sua giunta levino la loro voce forte e critica: la città chiede futuro e merita davvero di spiccare un nuovo volo dalla sua ex Casa del Fascio; non può e non deve più accontentarsi del solo “amarcord” di un collage “Quando Predappio spiccò il volo”.
Franco D’Emilio