«Di quello che accade all’archivio comunale non si sa nulla, eppure ci sono beni storici molto importanti, che la giunta e l’assessore alla Cultura non hanno voluto elencare e rendere noti in questi giorni. Non circolano né foto né notizie, perché tutto questo segreto? I cittadini hanno diritto di sapere la sorte di un patrimonio così importante e fondamentale per la storia della loro città e della loro comunità, troppo a lungo relegata a fondo di magazzino invece di essere adeguatamente valorizzata e resa fruibile» è l’attacco di Alessandro Ronchi e Maria Grazia Creta di Europa Verde Forlì.
«L’archivio a quanto sappiamo comprende le sculture in cartapesta di Carmen Silvestroni, i progetti del teatro Sacripanti, antiche lastre fotografiche, i gessi della gipsoteca, i disegni del Rosetti, i fondi Paolucci, Saffi e Casadei. Mentre in altre strutture private abbiamo potuto conoscere tutta la situazione, circolano video e informazioni sul recupero e i volontari guidati da personale esperto possono dare il loro contributo, per l’archivio di via Asiago tutto tace, tanto che sembra coperto da segreto. Erano lì collocati anche reperti archeologici vari, copie del catalogo originale della collezione Verzocchi, gran parte del materiale del Museo del Risorgimento, in particolare quello relativo alla prima e seconda guerra mondiale, le botteghe dell’ombrellaio e del vasaio del museo etnografico, i pannelli di mostre realizzate e antiche teche per esposizioni» continuano gli esponenti del sole che ride.
«Né sono meno importanti tutto l’archivio dell’urbanistica dal dopoguerra, i verbali della commissione edilizia, i regolamenti comunali e le delibere del Consiglio dall’inizio del Novecento. A che punto era la digitalizzazione di queste importanti informazioni? Cosa si è salvato dei contratti, dell’Albo Pretorio, dei registri di protocollo, del carteggio amministrativo e dei manifesti dagli anni 40 ad oggi? È possibile salvare i due fondi storici del Consorzio Agrario e l’archivio Santarelli? La città deve sapere. Prima e dopo l’emergenza l’assessore si è dimostrato inadeguato e sarebbe un bene per la città intera che tornasse ad occuparsi d’altro» concludono Alessandro Ronchi e Maria Grazia Creta.