Quando, già a partire dal nome, come nel caso del “Miglio Bianco”, si spaccia qualcosa di inesistente perché senza fondati riferimenti al passato, senza presupposti attuali, dunque privo di fondatezza, solo utile a una pseudo politica culturale, ebbene allora siamo di fronte ad un’operazione di falsità e viltà. Mi dispiace scrivere questo, mai avrei immaginato che la giunta Zattini, di cui sono stato forzatamente elettore alla Montanelli, tappandomi il naso in mancanza di meglio, potesse tanto deludere con le estrose, fumose proposte del suo assessore alla cultura, Valerio Melandri.
La falsità dell’operazione Miglio Bianco sta nella sua evidente natura di impostura e di bufala, spacciate con ostentata sicumera da un amministratore in vena di fare il piacione stravagante che aggira gli ostacoli e s’inventa la definizione “Miglio Bianco” per una finalità culturale senza radici e senza frutti nel presente. Miglio Bianco non significa nulla, neppure fischi per fiaschi, manifesta solo drammaticamente in quali mani siano finiti a Forlì un assessorato, tanto strategico, e, soprattutto, la politica culturale. Se la valorizzazione del passato forlivese, in questo caso del patrimonio edilizio tra la stazione e piazzale della Vittoria, deve saper coniugare il richiamo alla memoria e all’identità cittadina con la capacità di promuovere odierni e futuri valori, perché questo è far cultura, allora che c’azzecca questa astrusa definizione di Miglio Bianco?
Miglio Bianco è un’ipocrita fuga dalla storia, da una progettualità culturale, capace e non maldestramente improvvisata, soprattutto è il volgare travisamento della realtà: in poco più di 800 metri di viale si rischia di dare dignità a edifici di più recente e obbrobriosa progettazione, come la sede INPS; con tanta ignoranza si grida al trionfo del razionalismo, nonostante di quest’ultima architettura vi siano pochi segni certi e schietti e, perlopiù, dovrebbe parlarsi di modernismo architetturale in senso lato; con pari azzardo si dà rilievo alla sconsolante vista dei palazzi ex Mangelli, dominata in fondo dalla, ormai solo fallica, ciminiera di una pretenziosa archeologia industriale.
Ma quale Miglio Bianco? Caso mai, Miglio Nero della vergogna propositiva dell’assessore Melandri! Aggiungo anche Miglio Nero della viltà poiché è sempre codardia fuggire dalla verità, ancora di più da quella della storia, inventandosi bizzarri escamotage! Pretendere, ora, che tale impostura e viltà siano riconosciuti patrimonio culturale dell’umanità, risulterebbe davvero un’offesa all’intelligenza dei forlivesi. Adesso, ciliegina davvero distrattiva dalla pessima torta raffazzonata del Miglio Bianco, il sindaco Zattini cerca il consenso cittadino su talune prove di illuminazione scenica notturna a colori del viale in questione: mi sembra una cosa pacchiana, volgare, utile a stupire, ma non a convincere della sua opportunità. Non sempre è oro tutto quel che luccica.
Franco D’Emilio