Manca, ormai, meno di un anno alle elezioni amministrative del ’24 per la corsa alla poltrona di sindaco di Forlì: rielezione dell’attuale primo cittadino, Gian Luca Zattini, quindi con lui la riconferma del centrodestra alla guida della città oppure rivincita del centrosinistra dopo la dura sconfitta del 2019? Non basta, sindaco o sindaca? E il terzo polo, tale solo di nome, non certamente nei sondaggi elettorali, sceglierà a destra o a sinistra?
Sono domande che già interrogano quanti guardano alla prossima tornata elettorale e tastano il polso della politica locale per capire come e con chi si si correrà questa corsa.
Come in una corsa, si riflette sull’organizzazione delle liste, dei team, soprattutto si considera l’opportunità del ricambio di alcuni candidati all’insegna della novità, quindi persone meno grigie, più brillanti, propositive e persuasive verso l’elettorato. Sotto questo aspetto Gian Luca Zattini non ha deluso, è stato sinora un buon sindaco, determinato e concludente, per questo può giustamente proporsi per una seconda sindacatura, nella quale riaffermare e accrescere i risultati già conseguiti: al massimo dovrà solo alleggerirsi di qualche assessore, più di impiccio che di efficace collaborazione.
Il problema, invece, sta nella squadra della sinistra che, da tempo, si guarda attorno nella speranza che dai tanti suoi ronzini, politicamente scalpitanti solo per pretenziose ambizioni personali, emerga finalmente uno od una purosangue, capace di una buona andatura al galoppo. Il Partito Democratico e la sinistra radicale forlivesi hanno a lungo guardato nelle loro rachitiche fila, alla fine arrendendosi alla constatazione di un grande nanismo politico al loro interno; quindi, hanno cercato altrove chi potesse rappresentare discontinuità dal vecchio apparato della sinistra, collocando il futuro di Forlì in un progetto di sicuro progressismo riformista contro il potere della destra autoritaria: insomma, la solita solfa, trita e noiosa, di una sinistra imbelle, ma sgomitante perché tutti ascoltino la sua voce, ormai pari al richiamo di una pulce con la tosse.
Una gola profonda del PD forlivese conferma il crescente consenso attorno ad una possibile candidatura a sindaco di Forlì, già ipotizzata negli ultimi mesi, ma adesso a pochi passi dall’imprimatur del centrosinistra forlivese. Maria Giorgini, ora segretaria territoriale della Cgil di Forlì, sarebbe l’aspirante sindaca nel nome di tutta l’odierna opposizione forlivese.
Sostenitrice alle primarie di Elly Schlein, leader dell’ala radicale del PD, e da una vita esclusivamente attiva nel sindacato forlivese, Maria Giorgini può muovere consenso attorno al suo ruolo nel regolare i rapporti tra società, lavoro ed economia, tra emarginazione, immigrazione e diritti civili.
Sicuramente, una candidata in pectore che, intanto, viene sempre più portata in giro, nemmeno fosse la Madonna dei Sette Dolori, per comparsate a convegni o in sedi istituzionali, quasi per “vedere di nascosto l’effetto che fa”, come nel testo di “Vengo anch’io, no tu no” di Enzo Jannacci. Dunque, ancora porte girevoli dal sindacato, tutto, nessuna sigla esclusa, alla politica, in questo caso particolare dalla Cgil forlivese per supplire ad una evidente crisi politica di tutta la sinistra locale.
Maria Giorgini risulterebbe solo una pedina del gioco di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, deciso a manovrare e condizionare con propri dirigenti l’indirizzo di sinistra radicale, proposto dall’attuale apolide, fumosa segretaria PD. Maurizio Landini allunga le mani sul Partito Democratico, quasi rispolverando, zitto zitto, vecchi disegni egemonici di Luciano Lama e Sergio Cofferati: per questo, pare che stia attivamente lavorando per inserire più nomi possibili della Cgil alle prossime Amministrative ed Europee; per questo, convoca manifestazioni più inclini al comizio politico di un partito che non di un sindacato, come nel caso di pochi giorni fa a Roma sui problemi dello sfascio del sistema sanitario, con la faccia tosta, fra l’altro, di tacere come tale disastro sia la conseguenza riconosciuta del malgoverno di centrosinistra.
La gola profonda sa per certo che nella sua venuta di domani a Forlì Landini approfondirà con la Giorgini il tema della possibile candidatura di quest’ultima a sindaca di Forlì, quindi del conseguente cambio al vertice della camera territoriale della Cgil forlivese. Se sono rose fioriranno, ma sarà davvero duro per Maria Giorgini tentare di passare dagli omaggi floreali del sindacato alla conquista del fiore unico e meraviglioso dell’intera città di Forlì.
Franco D’Emilio