La tragica alluvione di un mese fa ha praticamente diviso Forlì in due opposte realtà cittadine. Da una parte, la città pesantemente colpita, violentata nella quotidianità delle famiglie, delle quattro mura di casa, del lavoro e dello studio, insomma costretta a ripartire da poco o niente; dall’altra la città, invece, indenne dalla calamità e, da subito, espressiva di un duplice, pure conflittuale atteggiamento: tanta solidarietà alla comunità alluvionata e, contemporaneamente, tanta ansia, ancora più viva nella consapevolezza dello scampato pericolo, di vedere garantiti i margini della propria vita, del proprio trantran esistenziale. In quest’ultimo caso, è la reazione psicologica, comprensibile, di chi salvo, ha istintivamente paura che la propria vita, anche solo la propria quotidianità possa uscire fuori dai margini usuali di serenità e prospettiva futura: condizione, questa, ben diversa da quella invece drammatica e precaria degli alluvionati, consapevoli di dover ricostruire daccapo la loro esistenza, dunque dentro confini assolutamente nuovi.
Non è facile governare l’odierna convivenza di queste due realtà cittadine, neppure pensando che il vincolo della solidarietà debba prevalere e unicamente guidare l’amministrazione comunale in questo momento così complicato. Il sindaco di Forlì con la sua giunta è chiamato, infatti, al duplice compito di provvedere alle urgenti necessità dei cittadini colpiti e continuare ad assicurare i normali servizi che concorrono al consueto benessere della città. Compito assai difficile per il Comune, sinora costretto, nell’assenza di un concreto sostegno finanziario operativo del governo, a dar fondo alle proprie risorse economiche per le spese degli interventi immediati: pulizia strade e fogne con recupero della viabilità; ripristino degli argini, sistemazione dei letti fluviali e sgombero dei sottoponti; operazioni idrovore di terreni, abitazioni e imprese; sistemazione di primo alloggio e ristoro per le famiglie nella necessità di tutto.
Insomma una situazione complessa e onerosa: da parte governativa, solo oggetto di chiacchere, distinguo, promesse sulla pelle di chi attende aiuto in tempi rapidi, e addirittura, motivo di una quasi dilemmatica scelta del commissario all’emergenza, al momento di queste righe non ancora nominato. Miseramente e pretestuosamente si traccheggia alla fancazzista! Come elettore del centrodestra mi dispiace molto questa considerazione, comunque conseguenza oggettiva di una grave, sempre più apparente mancanza, soprattutto in Fratelli d’Italia e Lega, di una vera classe dirigente, pronta e consapevole. Soltanto, tante passerelle di politici locali e nazionali. Ma il sindaco di Forlì deve pure parare i colpi bassi, meschini dell’opposizione di centrosinistra che in ogni défaillance, crepa, piccola e grande, anche comprensibile in un’operazione tanto vasta contro tanta rovina, cerca subito lo spunto immotivato e ingiusto per fare di un fuscello una trave: comportamento, questo, ignobile verso tutti i cittadini colpiti che dovrebbero, invece, vedersi oggetto dell’attenzione di un impegno trasversale, concorde di tutta la politica locale; comportamento, sempre questo, di semplice, ipocrita interesse di calcolo, considerato che tra un anno vi saranno nuove elezioni amministrative ed europee.
Pretestuoso, pur se certificato da qualche “intellettualino” nostrano di fragile celluloide alla Veltroni, il moralismo, il richiamo dell’opportunità da parte della sinistra forlivese contro il passaggio delle Mille Miglia nella città alluvionata, fingendo di ignorare come tale evento abbia rafforzato l’attenzione mediatica sull’alluvione e, soprattutto, portato una bella cifra, 100.000 euro, nelle case comunali. Altrettanto pretestuoso muovere critiche al sindaco Zattini per il disastro del materiale archivistico, librario e museale nel deposito di via Asiago, dimenticando come la collocazione di tale patrimonio culturale in quel sito, già noto in “zona rossa” ad alto rischio, sia avvenuta nel 2002 per decisione improvvida di un’amministrazione di sinistra; discutibile, sempre al riguardo, che ancora la sinistra accusi il sindaco e l’assessore alla cultura di tardivo intervento in via Asiago, ignari quanto nella prima emergenza sia inevitabile anteporre la vita e il valore dei cittadini alla testimonianza, pur preziosa, di documenti, manoscritti e cimeli.
Altrettanto e per analogo motivo respingo che al sindaco e alla giunta siano imputabili ritardi nel soccorso alla biblioteca del seminario, fra l’altro soggetto a giurisdizione di tutela culturale, ben diversa da quella svolta dalla pubblica amministrazione italiana. Insomma, la solita gran cassa della sinistra su sue inconsistenti “pugnette ai grilli”, per dirla con una coloritura romagnola. Il sindaco galantuomo Zattini, così l’ho definito con le dovute ragioni in un precedente articolo, non poteva fare meglio in questa terribile tragedia di Forlì, sempre decidendo secondo coscienza e priorità, pure con la responsabilità di qualche scelta difficile. Sicuramente, non ha avuto e non ha ancora tempo per trastullarsi con prossimi calcoli elettorali.
Franco D’Emilio