Ci risiamo, per l’ennesima volta la frazione di Strada San Zeno nel Comune di Galeata è rimasta priva di linea telefonica mobile, tanto per intenderci quella dei cellulari, perché poche gocce di pioggia sono sufficienti a mettere fuori causa l’apposito ripetitore sul Monte Busca. Il ripetitore del segnale, infatti, va in tilt, fuori uso, principalmente per la scarsa protezione del suo congegno elettronico rispetto alla possibile penetrazione di pioggia o forte vento. In nemmeno tre mesi il bilancio di questo vergognoso disservizio pubblico è sconfortante: è successo ai primi di maggio, poi nel periodo della drammatica alluvione, infine si è ripetuto in questi giorni, sempre a spese dei quasi 200 abitanti della Frazione di San Zeno che in simili circostanze si trovano isolati dal mondo, augurandosi, dita incrociate, di non dover chiedere aiuto, soccorso per qualche loro urgenza o altra necessità.
Sì, i quasi 200, anzi per la precisione 186 galeatesi di San Zeno si trovano nella condizione di cittadini di serie B, frequentemente ormai tagliati fuori perché spesso i loro cellulari non prendono la linea, muti. Certo, problema del gestore dell’impianto, delegato a fornire l’efficienza della rete telefonica mobile, ma pure problema del Comune di Galeata e, oltre, della Prefettura di Forlì, due istituzioni fondamentali per la tutela, la sicurezza dei cittadini sul proprio territorio. Perlopiù, i cittadini della frazione di San Zeno nel Comune di Galeata sono persone anziane, maggiormente esposte all’eventualità di ricorrere ad un’ambulanza di soccorso, oppure persone che, in caso di incendio o frana od altro accidente improvviso e fortuito, rischiano di trovarsi nel panico di non poter telefonare a nessuno perché i cellulari non funzionano per la solita, frequente messa fuori uso del ripetitore.
Via su, tutto questo non è ammissibile, tollerabile, ancora di più con l’attuale, prevalente sostituzione, anche in tutta Galeata, della telefonia cellulare a quella fissa, tradizionale.
Questa vergognosa precarietà della rete cellulare nella frazione di San Zeno era già nota alla precedente Amministrazione comunale, ma vanamente perché quella in tutt’altre illusorie faccende affaccendata; ora, la nuova sindacatura, anch’essa al femminile, stando finora ai fatti e ai comportamenti, sembra purtroppo tristemente avviata a confermare la stessa passività verso un problema, invece così impellente per alcuni cittadini. Non dimentichiamo, anzi ficchiamocelo bene nel capo: un sindaco è responsabile della sicurezza, della tutela dei propri cittadini, di conseguenza è interlocutore primario con quanti offrono servizi, in questo caso quello telefonico, utili alla serenità quotidiana di utenti residenti.
Perché l’assurdo è anche questo: a San Zeno ci sono utenti della telefonia cellulare che pagano per un servizio, poi in tilt alla prime gocce di una pioggia battente! Altrimenti, cara sindaca Pondini, confrontando il passato con il presente, la conclusione di chi abita a San Zeno non può che riassumersi in un amaro “dalla padella nella brace”; il problema, infatti, resta insoluto e questo nuoce, anzi riduce la ventata di novità della sua elezione.
Capisco che per contenere le spese alluvionali anche a Galeata si organizzino eventi di ristorazione, insomma a tarallucci e vino, con contorno di intrattenimento, spettacolo, come nella tradizione tanto italica del pane e ludi circensi, però, considerando che le cifre raccolte da queste iniziative vanno poco oltre i duemila euro, cifre davvero irrisorie per la riasfaltatura o ripristino della viabilità, allora, almeno una volta guadagni simili si utilizzino perché il ripetitore telefonico sul Monte Busca funzioni sempre e non affoghi più in un bicchier d’acqua. Gli abitanti della frazione di San Zeno vogliono fatti non chiacchiere, in fondo si accontentano di un banale “pronto chi parla”: sempre, con qualunque tempo e per ogni possibile necessità.
Franco D’Emilio