Lo scorso 10 giugno a Fiumana, sotto gli auspici del Comune di Predappio, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, è ripresa la campagna di scavo nell’area della cosiddetta villa romana di Fiumana condotta dall’Università di Parma con una equipe composta da studenti e archeologi sotto la direzione del professor Riccardo Villicich affiancato dalla professoressa Alessia Morigi che ne condivide la responsabilità scientifica. A differenza dell’anno scorso la campagna, terminata il 14 luglio, ha avuto una durata maggiore, un mese abbondante, e ha coinvolto nello scavo non solo studenti universitari (una decina) ma anche una quindicina di alunni degli istituti superiori di Parma.
Paragonando la ricerca archeologica ad una battuta di caccia e gli archeologi a cacciatori, quest’anno gli archeologi hanno colpito il bersaglio grosso. È stato infatti portato alla luce un grande ambiente con vani riscaldati da identificare probabilmente come il complesso termale della villa romana tardo antica. Ciò che è importante è che queste murature sono integre come integri sono gli ambienti che finirono interrati probabilmente da movimenti naturali del terreno o dal fango di passate inondazioni. Lo scavo non è riuscito ad arrivare alla pavimentazione delle terme che sono risultate ricoperte da uno strato di fanghiglia causato dalle piogge disastrose dello scorso maggio. Appuntamento quindi alla campagna di scavo 2024 perché questi ambienti termali possano essere completamente portati in luce.
In base ai risultati di questa ultima campagna 2023 più che di “villa romana di Fiumana” bisognerebbe parlare di “ville romane di Fiumana”. La prima, oggetto di scavi già negli anni Sessanta del secolo scorso, di età altoimperiale, dopo le ricerche di queste settimane ha un aspetto più definito. In questo insediamento erano presenti tante attività produttive come quella agricola testimoniata dal ritrovamento di grandi “dolia”, contenitori per il vino prodotto in loco. Sono però state scoperte anche fornaci per la ceramica e per il vetro con una produzione artigiana probabilmente finalizzata non solo all’ autoconsumo. Molto interessante è stato il ritrovamento di una maschera in terracotta e di alcuni “oscilla”, elementi decorativi in marmo di pregevole fattura raffiguranti, forse, scene di combattimenti tra uomini e animali. Gli “oscilla” sono stati ritrovati nell’ area della villa tardo antica utilizzati come materiali di riempimento.
“Ci sembra chiaro – afferma il professor Villicich, direttore dello scavo-che esista una continuità di vita tra la villa altoimperiale e quella tardo antica”. Altra sorpresa per gli archeologi è stato quanto è emerso nell’ area occidentale della villa tardo antica che si stima essere stata ampia più di 7.000 metri quadri. Nel padiglione, per la sua pianta ribattezzato suggestivamente dall’ equipe di scavo “quadrifoglio di pietra”, sono riemerse poderose murature e la base della pavimentazione spogliata però del rivestimento. Complessivamente lo scavo di quest’anno, viste le strutture imponenti portate in luce insieme ai tanti reperti di marmo, bronzo, ceramica, vetri e monete, conferma soprattutto la magnificenza del complesso tardo antico. Proprio sulla base dei risultati di quest’anno, l’ipotesi che si fa strada è che il complesso possa essere datato non genericamente al IV secolo ma alla fine del IV e inizio del V secolo.
Una villa così ricca, infatti, poteva essere costruita solo in un’area economicamente dinamica e tale poteva essere il Forlivese agli inizi del V secolo, così vicino a Ravenna nella quale l’imperatore Onorio aveva trasferito da Milano la capitale dell’ impero romano d’Occidente nel 402. Anche sulla durata della villa tardo antica gli archeologi cominciano a fare qualche ipotesi: “I ritrovamenti di quest’anno ci stanno dando alcuni indizi temporali -conferma Villicich -. A tutt’oggi si può ritenere possibile che la villa tardo antica sia stata frequentata fino al VI secolo inoltrato”. Sono principalmente le monete rinvenute a supportare questo ragionamento. Infatti oltre ad una moneta del V secolo ne è stata trovata un’altra di Ilderico, sovrano vandalo in Africa dal 523 al 533 che testimonia anche la vivacità degli scambi commerciali nella zona ed un’altra dell’ostrogoto Teodato, nipote di Teoderico, che regnò sull’ Italia dal 534 al 536.
Alla prossima campagna di scavi 2024 il compito di restituire altre strutture di questo complesso di Fiumana la cui storia potrebbe aiutarci a riscrivere la storia dell’intero territorio forlivese nella tarda antichità.
Paolo Poponessi