Poco tempo fa, ospite di Otto e Mezzo, programma serale condotto da Lilli Gruber, tanto astiosa, muriatica contro il centrodestra quanto compiacente, se non servile, con il centrosinistra, Pier Luigi Bersani, ora di nuovo nell’ovile del Partito Democratico dopo un vano tentativo di cane pastore con pochissime pecore da badare in partitelli senza storia, difendeva a spada tratta il compagno Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, dall’accusa di essere dirigente sindacale con un passato, pressoché minimo e risibile, di lavoratore.
Una difesa che, in fondo, testimoniava il minimo di solidarietà tra compagni, beneficiari di solo tanto pane della politica e, ormai, da tempo, entrambi senza arte né parte nel comune mondo del lavoro: Pier Luigi Bersani ha avuto una fuggevole esperienza di insegnante, presto alle ortiche per la carriera di pupillo della granitica Federazione del Partito Comunista di Piacenza; altrettanto fugace è stata l’esperienza lavorativa di Maurizio Landini, pochi calli e poco sudore, per saltare a piè pari nella militanza parolaia del sindacato FIOM, l’organizzazione dei metallurgici CGIL.
Non ammetto la professione politica come duraturo, unico impegno di vita, credo che debba costituire solo un momento personale partecipativo, limitato nel tempo: a volte, mi chiedo quali esperienze lavorative e di vita possano guidare l’azione dei parlamentari e degli amministratori, sempre e soltanto a busta paga della politica, dei loro partiti, spesso anche delle lobbies che li sostengono. A tal riguardo, occupiamoci del sanguigno Maurizio Landini, compagnuccio della Federazione PCI di Reggio Emilia, covo di Brigate Rosse nel nome di Alberto Franceschini, Prospero Gallinari e Roberto Ognibene, e lasciamo pure Pier Luigi Bersani alla sua infondata convinzione di aver introdotto in Italia le liberalizzazioni in campo economico, in realtà, soltanto una sua vanagloria perché ignaro o ignorante che i primi di tali provvedimenti nel settore dei trasporti pubblici risalgono, invece, ad opera di Alberto De’ Stefani, docente di economia politica alla Ca’ Foscari di Venezia, duplice ministro alle finanze e al tesoro nel primo governo Mussolini, 1923-’25. Ma, via su, non guardiamo il pelino nell’uovo!
Veniamo, allora, al nostro Maurizio Landini e alla sua ferma volontà applicativa della sentenza di Epicuro che “la fatica da bestia fa crescere il mucchio, ma rende triste la vita”, quindi meglio lasciar perdere le difficoltà della strada maestra per una scorciatoia più veloce, soprattutto più generosa e fortunata.
Maurizio, classe 1961, consegue la licenza media inferiore nel 1974, poi frequenta solo due anni di scuola media superiore in un istituto per geometri, perché costretto dalle difficoltà familiari a cercarsi un lavoro e, fin qui, quasi una storia da libro Cuore; poi, dal 1976 a tutto il 1978, due anni di lavoro come apprendista metalmeccanico e, successivamente, sette anni da operaio sino al 1985, quando s’impegna a tempo pieno nella FIOM, di cui è già delegato.
Insomma, Maurizio Landini ha lavorato appena nove anni (due da apprendista e sette da operaio) e tuttora, da ben 38 anni, è a busta paga della CGIL, dunque degli incauti iscritti tesserati che lo mantengono col sudore del proprio lavoro. Una cosa è certa, il sindacato ha cambiato la vita a Landini, ma quest’ultimo poco o nulla ha cambiato della CGIL, fedele ad un principio inderogabile anche tra i compagni: mai sputare nel piatto dove si mangia!
A Napoli Maurizio sarebbe giustamente apostrofato col proverbiale detto “a’ fatica annanze e isso a rete” ovvero “la fatica davanti e lui dietro”, nulla di più, certamente non a rincorrerla, tantomeno a raggiungerla!
Intanto, dobbiamo riconoscerlo, Maurizio Landini è davvero un degno attore caratterista della CGIL, in lui c’è tutto l’occorrente del sindacalista scafato: parlantina scioglilingua; tono tribunizio da aspirante Gracco; verso gli interlocutori sempre uno sguardo di sufficienza, dal basso verso l’alto, sopra gli occhialini da intellettualino che non vede oltre il proprio naso; infine, il sorriso affettato, assai piacione e ruffiano, di chi aspetta solo il momento giusto per segarti le gambe. In fondo, orsù, lavoratori di tutto il mondo restate uniti, almeno per il bene del compagno segretario CGIL Maurizio Landini!
Franco D’Emilio