Il Partito Democratico forlivese annaspa, rischia di affogare persino nell’acqua bassa, pur toccando il fondo coi piedi, tanta è la sua ansia di non sapere più dove e con chi andare verso nuovi obiettivi politici, fra l’altro assolutamente indefiniti, tanta è la sua paura di un rinnovato calcio in culo da parte dell’elettorato e dei volubili poteri forti locali, sospinti dall’opportunismo e interessato tornaconto. Conseguenza dei tempi, della mutagenesi, fortunatamente in atto, rispondente all’evoluzione della cultura politica, della società di massa. Dappertutto il PD non riempie più le piazze, organizza convegni pretenziosi alla “Io, Poldo e Baffino”: dunque che tonfo, quanto nostalgico sentimento dei bei tempi della sinistra che umiliava i vinti, così anche nella Romagna forlivese, un tempo gloriosamente rossa e, come tale, celebrata da un trascorso, bel libro di Walter Zanotti.
Affacciatevi ad una festa del partito, piccola o grande, o rionale o paesana o cittadina che sia, vi aleggia solo la tristezza, rasente lo squallore, di chi ostinatamente vuol far credere di stare bene in piedi, come all’epoca del passato bengodi sia al governo locale che a quello nazionale, in quest’ultimo caso, addirittura, rifuggendo dalle elezioni, dal giudizio dell’elettorato. Già, immagino lo squallore dello sconsolato iscritto, ora a chiedersi ossessivamente perché ancora si parli di Festa dell’Unità, quando tutto, ormai, è finito, dal PCI al Pds, ai DS, al vacillante PD e l’Unità è appena malamente risorta con la firma giornalistica dell’ex terrorista nero Valerio Fioravanti: chiamatela piuttosto Festa dell’Umidità, infatti l’aria politica vi ristagna, fa condensa e bagna, manca solo che piova sul bagnato!
Il Partito Democratico forlivese ha però la sua speranza, ed è femmina, quasi a rievocare il celebre film di Monicelli “Speriamo che sia femmina” del 1986 con il racconto di una piccola comunità di donne che affrontavano bene ogni difficoltà. A Forlì gli uomini del PD hanno fatto sonoramente cilecca, dunque si provi con una donna, compagna che abbia palle e polso, sinora in deficit ai compagni. Ma, soprattutto, una donna che possa davvero rappresentare quel rinnovamento politico coraggioso, ora necessario al PD forlivese, quindi una donna libera da soggezioni, condizionamenti e quant’altro. Così, notizia dell’ultima ora, ancora sotto l’ombrellone, imprevisto colpo di scena, magnum gaudium nuntio vobis, ecco la candidatura di Gessica Allegni alla segreteria del PD forlivese.
Dio mio, la montagna ha partorito un topolino, anzi una topolina, quasi all’insegna di un film horror sul vecchio che torna, avanza, quasi zombie demolitore di quanto sopravvissuto.
L’interessata ha detto sì, ci sta, ha confermato la candidatura a fare il salto nel buio pesto di una segreteria di partito che nessuno vuole perché pari ad una patata bollente, per questo lei, la compagna Gessica, non poteva dire di no, altrimenti chi mai? Certo, una candidata che proviene da un solido familismo politico, poi con un curriculum vitae solo di impegno e cariche politiche: collaboratore parlamentare, assessore, sindaco di Bertinoro, peccato nessuna attività, esperienza lavorativa fuori dalle stanze o, anche solo, dai ripostigli delle scope del potere. Certo, una candidata da tempo sulla seggiola dell’establishment del PD forlivese con molto tatticismo e calcolo, nonostante il vezzo di ostentare un’anima politica radicale, tuttavia mai oltre una dichiarazione di intenti.
Quindi, una donna del potere, dentro il potere, pur indirettamente complice dello sfacelo locale del partito, adesso vuole rinnovare tutto e a fondo, ma con quale garanzia di autonomia, di fermezza innovativa?
Forse, mettendo in pratica l’aforisma berlingueriano che campeggia sul suo profilo Facebook “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”?
Ma va, praticamente l’equivalente del più popolare “L’unione fa la forza”! Quanta vana retorica sull’originalità di pensiero dell’indimenticabile Enrico. Ma questa professione di impegno, compatto e unanime, basta davvero in un partito sinora alla malora per correnti, correntismi e conventicole varie? O forse, ancora, la candidata Allegni pensa che il rinnovamento del PD forlivese possa ripartire dal suo immediato proposito “Se assumerò il ruolo di segretaria mi impegnerò a recuperare chi si è allontanato”? Quali gli strumenti per questa operazione “Torna a casa Lassie” e convincere a tornare chi se n’è andato, magari sbattendo la porta su tanta prosopopea del partito? Me la immagino proprio la compagna Allegni in questo ruolo inedito da Esercito della Salvezza!
Gessica Allegni è la candidata ideale per il gattopardismo del PD forlivese: fingere di voler cambiare tanto per cambiare poco o nulla; un gattopardismo, quello dell’Allegni, con un piede nella staffa del potere e delle cariche istituzionali, l’altro in quello della difficile gestione del partito e della sua progettazione politica. E, ancora, con quale classe dirigente del PD forlivese, considerato che quell’attuale ha fatto e fa flop nella sua pochezza? Temo che sul filo di tale gattopardismo Gessica Allegni, al massimo, potrà diventare la segretaria che pettina le bambole del Partito Democratico forlivese. Sic et simpliciter.
Franco D’Emilio