Capita molto spesso di recarsi presso il proprio sportello bancario, incontrarsi con il consulente che segue il nostro conto corrente o il portafoglio investimenti e ricevere proposte di acquisto o sottoscrizione di prodotti come carte di credito, specialmente la tanto discussa American Express spesso rifiutata dai commercianti, oppure polizze vita. Tra queste ultime, ne sta spopolando una tipologia che si consiglia vivamente di scartare sin dall’inizio: le polizze vita ad “Alto contenuto finanziario”, note anche come “Unit Linked”. Certo, ogni caso andrebbe studiato più approfonditamente prima di dire “no”, ma certamente le linee generali che contraddistinguono tutte queste polizze fanno pensare che sarebbe meglio non sedersi nemmeno a discutere di ogni possibilità.
Cosa sono le polizze unit linked
Ma per capire meglio di cosa si sta parlando e del perché esse abbiano una tale considerazione, è bene partire da una panoramica di cosa siano le Polizze vita unit linked. Esse sono dei prodotti di investimento della tipologia “polizza vita” il cui premio, ovvero il denaro che si versa alla banca piuttosto che alla compagnia assicurativa e via discorrendo, viene investito da questi enti in quote di fondi di investimento terzi. In questo modo, il nostro investimento non sarà a capitale garantito né avrà la possibilità di godere di garanzie di rendimento minimo assicurato, bensì sarà soggetto alle oscillazioni di rendimento del fondo sul quale la banca, o chi per lei, avrà investito.
Molto spesso gli istituti finanziari puntano su questo tipo di prodotto spingendo molto su alcuni loro aspetti positivi, come può essere l’insequestrabilità, ossia il loro non poter essere pignorati in alcun modo. Il fatto, però, è che questo fondo può contenere altri fondi comuni d’investimento, i quali possono, a loro volta, investire il nostro premio su azioni e obbligazioni anche in altre aree geografiche, aumentando notevolmente il rischio di perdite.
Come funzionano le polizze unit linked
Una volta viste le caratteristiche principali di tali polizze, vediamo come funziona nel dettaglio il processo di sottoscrizione di una unit linked. Dapprima, il risparmiatore, che abbia accettato la proposta del proprio istituto bancario, firmerà il contratto e verserà un premio, ossia una somma di denaro, che potrà essere affidato alla banca in un’unica tranche o a rate. Da questa cifra, la banca, o chi per lei, si tratterrà una piccola percentuale, solitamente compresa tra il 2 e il 10%, il cosiddetto costo d’ingresso. Un altro 0.5 -1% verrà trattenuto in caso di dipartita dell’intestatario della polizza anzitempo, mentre il fondo interno si prenderà una commissione sulla gestione annuale del valore del prodotto acquistato (0.5-3% in base ai casi). Infine, i fondi selezionati dal fondo principale avranno a loro volta ulteriori costi di gestione annua, che corrispondono a quelli dei suddetti fondi comuni d’investimento.
Tante commissioni, quindi, e un ammontare netto investito che scende vertiginosamente già solo al momento della firma. Inoltre, questo tipo di investimento non consente di avere un’allocazione degli asset dinamica, bensì piuttosto statica e con una gestione non attiva del proprio portafoglio finanziario. Quando si investe, quindi, bisognerebbe sempre fare attenzione a ciò che ci verrà proposto, salvaguardando sé stessi dagli investimenti presentati come sicuri, semplici e con guadagni immediati. I migliori, invece, saranno quasi sempre quelli che consentano di realizzare plusvalenze interessanti a lungo termine, che abbiano un rischio leggermente più elevato e che diano modo di diversificare in modo efficace il proprio portafoglio di prodotti finanziari.