Ho ascoltato più volte l’intervento del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla 78° Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Innanzitutto, come cittadino italiano, mi sono sentito orgoglioso di essere rappresentato da tanto apprezzabile capo di governo alla guida del mio paese, poi, come commentatore, ho compreso quanto l’intervento di Giorgia Meloni, pur partendo realisticamente da problematiche italiane, gravi e difficili, su tutte l’inarrestabile immigrazione, abbia saputo parlare al mondo e coinvolgere le Nazioni Unite nella urgente necessità di congiunte iniziative contro lo sfruttamento, la guerra, l’uso senza regole della scienza e delle più avanzate tecnologie.
È stato un intervento da vera statista: in poco più di 14 minuti Giorgia Meloni è stata positivamente ampia, ma stringente nella consequenzialità delle sue argomentazioni; è stata immediata e incisiva nel suo linguaggio semplice, privo di contorsioni sintattiche, locuzioni vaghe e del minimo orpello di toni retorici; ha dato prova di misura nella compostezza dell’esposizione, ma non nella sostanza dei temi affrontati.
La presidente Meloni non ha tralasciato niente che in una visione globale fosse, al tempo stesso, utile sia alla soluzione di un problema italiano, quale quello dell’immigrazione, ma non solo, sia al rinnovato impegno della comunità internazionale per la pace, ovunque nel mondo libero, e per lo sviluppo dei paesi più in difficoltà, magari per lo sfruttamento neocolonialista di paesi ricchi, opulenti, ma mai sazi, che con loro imprese, spesso multinazionali, saccheggiano, ad esempio, interi stati africani delle proprie preziose risorse.
Ha detto tutto con garbo, ma a muso duro, sicuramente con un po’ di emozione, evidente in qualche lieve intoppo discorsivo, tuttavia espressione di schiettezza e della forte responsabilità di parlare al mondo con l’intento di risultare credibile e affidabile. Da vera statista, Giorgia Meloni ha saputo congiungere con efficacia i temi dei diritti universali dell’uomo a quelli dei diritti delle diverse identità nazionali; ha saputo con grande sintesi, ma pienezza democratica richiamare l’attualità di quel legame, di quella convivenza tra idea di nazione e idea di Europa e quant’altro, ancora, tenda ad unire i paesi del mondo, di cui noi italiani siamo stati grandi assertore, basti considerare l’opera di Federico Chabod.
Senza indugio, senza battere ciglio, molto determinata, Giorgia Meloni ha condannato la guerra, ovunque e sempre, chiara nel suo riferimento a quella attuale della Russia contro l’Ucraina con il disegno di imporre ancora la ragione della forza sulla forza della ragione.
Infine, il richiamo responsabile e lungimirante della nostra Giorgia ai valori etici, alle problematiche etiche insite nel rapporto attuale dell’uomo con la scienza e le moderne tecnologie: dobbiamo tutti nel mondo tutelare il lavoro, la cultura, i valori umani dalla loro manipolazione, magari riduttiva o di radicale mutamento, ad opera dei nuovi strumenti tecnologici.
Davvero valido e significativo il richiamo della nostra Presidente alla necessità di un’etica gestionale del cosiddetto algoritmo. In conclusione, sono stato felice e fiero che una donna abbia rappresentato l’Italia all’assemblea Generale delle Nazioni Unite, sono stato lieto della dignità, della determinazione, del valore alto delle parole di Giorgia Meloni.
Franco D’Emilio