Oggi non è giornata da bon ton, mi girano le balle e sono disgustato, arrabbiato, deluso dalla stoltezza dell’attuale Amministrazione comunale di Forlì. Siamo vergognosamente punto e daccapo: stanotte è piovuto, e in alcune strade è tornata a scorrere una fiumana d’acqua, diverse cantine sono state di nuovo allagate, alcuni canali sono tornati a pelo d’argine, tracimando qua e là.
A quattro mesi dall’alluvione, segnati solo da fanfaronate, inutili annunci di tanti prossimi aiuti di niente e, soprattutto, da ampia passerella di impudenti facce toste della politica, se potessi, andrei a prendere almeno due papaveri di rilievo alla guida del Comune di Forlì e, ciascuno stretto per l’orecchio, li spingerei con alternati calci sui luoghi dove stanotte, nuovamente, Forlì ha temuto di tornare con l’acqua alla gola. Proprio di fronte ai cittadini di quelle zone mi sentirei di chiedere ai due malcapitati sotto le mie grinfie “ecco, cantatecela ora, qui, Romagna mia oppure, per dirla alla romana, fatece ride’ adesso con una bella barzelletta delle vostre!”
Credo che la misura sia colma, sia tempo di resa dei conti, che nessuno sia disposto ancora a farsi prendere per il naso: fogne e tombini restano intasati, il letto dei canali e dei fiumi sono tuttora ingombri, ma, soprattutto, non si vede il becco di un quattrino, chi può mette mano ai risparmi, magari di una vita, altri siedono muti, la testa fra le mani. Stanotte, con l’acqua lercia, di nuovo per talune strade forlivesi, è trascorsa davvero l’ultima residua dignità della politica nelle mani di chi amministra la nazione e la nostra città. Non è questione di destra o sinistra, di tirare o no l’acqua ad uno dei due molini, da sempre sono troppo libero e obiettivo per non riconoscere i fallimenti di chicchessia, indipendentemente dal colore politico. Governo nazionale e amministrazione comunale di Forlì sono inadeguati ad affrontare il post alluvione, però fanno annunci o, addirittura cantano, ballano in un continuo happening festaiolo da cicale impazzite, dimentiche che l’estate sta finendo, tornerà presto la cattiva stagione e, allora, di nuovo guai seri, anzi no, cazzi amari, naturalmente ancora e solo per la Forlì già alluvionata.
Nessun problema per i culi caldi e all’asciutto, questi continueranno a bearsi di frizzi e lazzi.
Ancora stamani un parlamentare locale mi si è affacciato sul cellulare con la premura di dirmi che si sta approntando l’ennesimo modulo di richiesta degli aiuti: non commento per non rincarare il mio odierno turpiloquio. Invece, non riesco proprio a togliermi dai pensieri la mattutina telefonata di un amico: un lungo, disperato sfogo dopo la paura di stanotte, anche per la responsabilità di un disabile in casa. Qualunquista, disfattista e chi più ne ha ne metta: immagino la reazione rosicona di quanti indispettiti da queste mie parole, ma, posso dirlo, non me ne importa un piffero!
Siamo tutti stufi e stanchi, vogliamo concretezza e certezza, pur graduali, ma tangibili, di soluzione ai problemi del post alluvione; ancora speriamo nella comprensione quanto l’emergenza forlivese sia così drammatica da chiedere un comune intervento di tutta la politica locale, senza distinzione di colore, posizione e, adesso, senza calcoli elettorali per le prossime amministrative ed europee. Ho letto di una prossima cerimonia inaugurativa del monumento ai caduti in piazza della Vittoria, tanto egregiamente restaurato dopo anni di incuria: date retta, meglio omaggiare i caduti per la patria con la vicinanza a chi oggi in ginocchio nel post alluvione con il rischio di cadere per sempre.
Franco D’Emilio
1 commento
Bravissimo è la cruda realtà. Forlì non ha più un impianto fognario. In piazza delle erbe questa mattina alle 8 i negozi di fronte al mercato erano allagati!