Cari parlamentari, sindaci, amministratori e consiglieri comunali della Romagna forlivese, queste righe vogliono manifestarvi la ormai diffusa insofferenza di molti residenti sui vostri territori, alluvionati e no, persino di diversa posizione politica, nei confronti del vostro protagonismo tanto prezzemolino presenzialista e altrettanto vanamente parolaio. Da Forlì a Cesena, anche scorrendo lungo la zona pedemontana appenninica e lungo la piana verso il mare, tutti noi cittadini siamo amaramente stufi, delusi dal vostro comportamento che sul tema del post alluvione si è rivelato, sinora, senza alcuna fermezza, supinamente passivo all’inconsistente, anzi vuoto proposito di intervento fattivo del governo che amministra, affronta l’emergenza alluvionale con cinica, lenta pedanteria. La nostra insofferenza nei vostri confronti non è né di destra né di sinistra perché è innanzitutto rabbia, sofferenza, incertezza e paura del futuro ovvero stati d’animo divenuti il comune denominatore di un sentire, un sopravvivere che vola ben oltre la diversità politica.
Chi rappresenta la Romagna forlivese in Parlamento, chi ne governa i Comuni, quali che siano i suoi colori partitici, appare in un’evidente condizione di prona sudditanza al governo, giusto ogni tanto una voce sommessa di sollecito e critica, ma robetta, al massimo per dire che pure la pulce ha la tosse; chi, invece, all’opposizione, ha dimostrato solo di restare nella trincea sicura, ma pur sempre improduttiva di risultati, di dire principalmente il contrario di quanto asserito da chi governa i nostri Comuni o siede in Parlamento, nulla di più. La sconfortante verità, pagata da tutti i cittadini, è quella che sia gli uni che gli altri, dinanzi alla drammaticità dell’alluvione, hanno anteposto i loro interessi politici e di partito alla possibilità di un loro confronto e dialogo per una comune, forte, trasversale posizione verso il governo. Questo pensiamo noi, alluvionati e no, questo pensano tanti giovani forlivesi disastrati, già ampiamente disillusi e rassegnati a far spallucce alla politica del tardi e male, se non del mai.
I più fortunati di noi hanno provveduto o provvedono a ripartire, i più sventurati sono rimasti soli, con tanti problemi, disperati. Intanto, voi tutti, cari parlamentari, sindaci, amministratori e consiglieri comunali della Romagna forlivese, dal frangente del post alluvione pensate solo a trarre vantaggi in termini di visibilità personale, dunque a sostegno della vostra comunicazione politica, già tutta proiettato verso la simpatia e il consenso dei cittadini, presto traducibile sul piano elettorale, considerata la prossimità di elezioni amministrative ed europee nel 2024. Siete talmente presi dal vostro apparire e “tener botta” sul tema dell’alluvione da non chiedervi mai se, magari, non ci aveste rotto le palle: quando ci vuole ci vuole, sarebbe ipocrita, vile girarci attorno e noi cittadini non vogliamo, non possiamo essere pari a chi, invece, soltanto con tante fumose chiacchiere mena il can per l’aia sui territori devastati dall’acqua e dalle frane.
La gente colpita non ha visto niente, nessun intervento di sicura prospettiva risolutiva, fino ad ora parole, cifre che volano, spariscono, riaffiorano su conti, necessità di spesa, mai neppure definitivamente calcolate con attendibilità. Il romagnolo della strada, l’uomo qualunque che lavora da una vita ed ora ha perso molto, o tutto, è stufo di questa situazione, non vi sopporta più e al vostro apparire sulle televisioni locali, sui giornali cartacei e on line, sui social prova solo la sollecita volontà di mandarvi tutti a quel paese, senza ritorno. Sì, è qualunquismo, lo stesso che da anni alimenta l’astensionismo dal voto; è, ancora di più, l’indifferenza, il sospetto, il senso di abbandono e sfruttamento che la condotta politica, vostra e dei vostri partiti, alimenta nei cittadini, spesso in momenti difficili come l’alluvione in Romagna.
Un esempio: pochi giorni fa, il generale Figliuolo, commissario governativo per l’emergenza alluvione, è venuto in Romagna, non capisco perché ostinatamente in combattiva tuta mimetica, e subito, poco dopo, è iniziato lo stillicidio dei selfie, delle foto, degli articoli “pro domo sua” di diversi parlamentari, pure ex, e sindaci, assessori, tutti col sommo grado alpino pennuto. Addirittura, chi non ce l’ha fatta a mettersi in posa col commissario in mimetica e anfibio tattico è ricorso alla solita foto di seduto sbilenco su uno scranno per grattugiare una rinnovata visibilità della propria persona politica, proclamante “urbi et orbi” l’imminente uscita di una bozza di autocertificazione per il contributo pro alluvionati: a quando la notizia della prima, preziosa stampa di tale bozza per eventuali correzioni o variazioni di testo, campa cavallo?
Ancora ieri, ha detto la sua pure un promettente giovane sindacalista, anch’egli corredato da foto ad hoc, alfiere della proposta che i fondi per le solite fantasmagoriche luminarie natalizie in piazza Saffi a Forlì siano dirottati ad iniziative per gli alluvionati; proposta, certo, encomiabile, ma tanto anticipata, più di tre mesi, perché i “sommersi e i salvati”, per dirla alla Primo Levi, si mettano già da ora in attesa del regalo di Babbo Natale: forse, il giovane tribuno della plebe lavoratrice si è fatto ingannare nei tempi dalla attuale comparsa dei primi panettoni nei grandi magazzini!
Cari parlamentari, sindaci, amministratori e consiglieri comunali della Romagna forlivese, vi chiediamo di contenere il vostro protagonismo visivo e verbale sia perché, poco o nulla, interessa ormai a noi cittadini sia perché la vera condotta politica merita sempre il senso della misura, “modus est in rebus” raccomandava il poeta latino Orazio, altrimenti si finisce nell’eccesso e il troppo, si sa, stroppia, spacca gli zebedei, risultando inopportuno con il clima di sofferenza e angoscia, adesso presente tra gli alluvionati. Noi cittadini vogliamo la concretezza degli aiuti, magari graduali, ma certi, tangibili e in tempi rapidi, diversamente non tormentateci come fastidiose zanzare con il ronzio dei vostri vani annunci.
Ancora di più, in questo momento di grande difficoltà della Romagna forlivese valgono le parole di Winston Churchill “Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”, dunque, cari parlamentari, sindaci, amministratori e consiglieri comunali, dateci prova di questa virtù politica con la vostra umiltà, con tanta vostra opera di fatti e non parole.
Alla prossima e grazie dell’attenzione a nome di tutti gli stanchi cittadini, “sommersi e salvati”, dell’alluvione della Romagna forlivese.
Franco D’Emilio
2 commenti
Complimenti per la precisione e soprattutto per la verità. Le cose, le tristi cose di Forlì alluvionata sono proprio queste. In più c’è ancora qualcuno/a che pensa alle luminarie ! roba da far rabbrividire o meglio ancora da vergognarsi. Agostino Bernucci
Caro prof. Agostino Bernucci, un grande abbraccio di stima e considerazione della tua persona.
Franco