Il grande storico Eric J. Hobsbawm ha definito il Novecento “il secolo breve”, sostenendo che la parabola comunista sovietica, dalle premesse all’esaurimento (1917-1991) ne sia stato il tratto caratterizzante.
Non so quali periodizzazioni elaboreranno gli storici del futuro. Per ora, il XXI appare (a chi lo vive) un secolo greve, segnato da sequenze di fenomeni catastrofici – crisi economiche, guerre, pandemie, crisi ambientali – con molte similitudini con l’età moderna più che con quella contemporanea.
La “grevità”, rispetto a un tempo lontano, dipende dalla percezione globale e sincronica che ne abbiamo. Il che non attenua, ma aumenta il senso personale e collettivo di precarietà.
Roberto Balzani