Due giorni fa l’arrivo della solita email, l’ennesima, in ballo i soliti nomi, sempre e soltanto gli stessi, protagonisti delle più svariate iniziative, di ogni assortito percorso, delle tante immancabili visite guidate, infine di tutte le scontate conferenze possibili: insomma, i soliti prezzemolini, mattatori a tutto campo della vita culturale forlivese, cittadina e dei paraggi. Mattatori, comunque, molto modesti, fuori dal segno e dallo spessore culturale del grande Vittorio Gassman, “mattatore” per antonomasia, del quale solo qualcuno di loro, al massimo, può definirsi maldestro epigone, imitatore in scala minore; eppure, nel noioso trantran provincialotto forlivese fanno tutti la loro bella figurina di ispiratori, animatori, persino aedi o muse della cultura locale.
Sempre, le stesse, ossessive figure di spicco, prevalenti gli uomini sulle donne e, fra l’altro, tutti di età matura e consolidata posizione sociale, come se Forlì, città di poco più di 116.000 abitanti, non possa sollecitare interessi culturali in tanto giovani preparati e disponibili, magari pure disoccupati. Addirittura, la tanta attività di tali prezzemolini culturali si traduce anche nella pubblicazione di qualche volume o volumetto oppure, a volte capita, libercolo che più che pietra miliare del sapere umano pare l’appagamento di una vanitosa, ma infondata aspirazione di penna, le cui pagine possono, bene che vada, pareggiare la gamba di un tavolo su un pavimento non perfettamente in piano: basta, inoltre, scorrere alcune di tali opere per ravvisarvi l’assassinio recidivo del congiuntivo, la frequente inosservanza della “consecutio temporum” dei verbi, il tormento di tante ripetizioni, ma, soprattutto, la punteggiatura a caso, spesso generosamente a iosa perché, si sa, pure nell’ignoranza meglio abbondare che mancare!
Proprio così, prezzemolini onnipresenti, alla fine compiaciuti del loro implacabile imperversare culturale a tutto campo, sugli argomenti più disparati, collocandosi, così, nella torre eburnea del sapere e della cultura cittadini, quindi fuori e dal di sopra di ogni prosaico dibattitto o aspra tenzone forlivese. Eppure, molti di questi prezzemolini vengono proprio dalla politica locale: ormai trombati, a destra come a sinistra, perché obsoleti o impopolari o, peggio ancora, caduti nella polvere dopo trascorsi fasti politici, ma tutti, al volo, subito riciclatisi a far cultura, quasi quest’ultima possa essere un giusto, alternativo “refugium peccatorum”.
Non mancano, tuttavia, qualche politico o amministratore, attualmente in auge, taluno insegnante sconsolato del suo lavoro, sempre più difficile, infine qualche illustre pensionato con la legittima aspirazione a passare il tempo diversamente dall’osservazione dei tanti cantieri per lavori in corso nella città. Comunque, tutti prezzemolini che cercano nelle attività culturali solo un motivo per recuperare o accrescere la propria visibilità, dunque strumentalizzando la cultura sotto il tormentone del loro incessante protagonismo. Non se ne può più!
Per loro la cultura significa, innanzitutto, l’esclusività personale a farne parte e parlarne perché ne conoscono il patrimonio, sanno accederne agli strumenti e, ancora di più, ai mezzi d’informazione e pubblicazione; a tal fine, per loro contano, perlopiù, l’arte e la storia locale, spesso rivissute acriticamente con toni di retorica celebrativa; per loro valgono la minuzia degli aneddoti, della memorialistica sui luoghi, i personaggi, gli avvenimenti della città; con le pubblicazioni, le visite guidate, le conferenze a loro importa catturare l’attenzione dei forlivesi, tenendoli costantemente sotto il tiro di un proprio, originale e persuasivo storytelling.
Per tutto questo rifuggono da ogni manifesta contrarietà verso chi, al momento, amministra la città: avete, forse, mai visto e sentito qualcuno di loro discutere in modo esplicito della strategia “grandi mostre” nel Museo di San Domenico oppure dell’insensato proposito di uno “spezzatino” e trasloco del patrimonio culturale cittadino da una parte all’altra di Forlì o, ancora, dell’odierna esilarante proposta del “miglio bianco” e, perché no, dell’azzardo di voler di nuovo seminterrare parti di archivi o biblioteche?
No, tutti zitti e mosca questi prezzemolini della cultura forlivese, interessati solo a gratificarsi del loro ruolo monopolistico di affabulatori culturali.
I loro nomi? Non occorre farli, inesorabilmente sempre e soltanto gli stessi, basta scorrere un anno di giornali locali e di social: credetemi, solo un segreto di Pulcinella.
Franco D’Emilio