Da Natale all’Epifania in Romagna: riti e tradizioni di un tempo

Gabriele Zelli

Mercoledì 20 dicembre, alle ore 15,00, nella Sala ex Consiglio Provinciale, in piazza Morgagni 9 a Forlì, Gabriele Zelli terrà una conferenza dal titolo “Da Natale all’Epifania in Romagna: riti e tradizioni di un tempo“. Intermezzi musicali di Teddi e Vlad Iftode. Verranno eseguiti brani della tradizione popolare romagnola e natalizi. Il relatore si soffermerà in particolare sulle tradizioni relative al primo dell’anno quando in quella giornata si svolgevano le attività che si desiderava fare per tutti i mesi a seguire o, perlomeno, che si desiderava andassero bene in prospettiva.

Chi si incontrava per primo il 1° gennaio determinava l’andamento positivo o meno del resto dell’anno. Era ottimo auspico incrociare un uomo, ancor meglio se benestante. Imbattersi in un povero, in un prete o in una donna o, peggio, ospitarli in casa, era considerato di cattivo augurio. Ancora oggi, anche se fortunatamente è un aspetto che progressivamente si sta superando, sono diversi gli anziani convinti che le donne, il primo dell’anno, portino disgrazia, tanto che molte anziane non escono di casa e non rispondono neppure al telefono per non “portare male”.

Un tempo i bambini andavano da tutti i vicini “a dare il buon anno”. Davanti alla porta delle case recitavano in dialetto la filastrocca beneaugurante: “Bon dè, bon ân, bona furtóna par tot l’ân, che Dio u v purta un bon guadâgn int la stala, int e’ purzil e int la saca de’ curpet” [Buongiorno, buon anno, buona fortuna per tutto l’anno, che Dio vi porti un buon guadagno nella stalla, nel porcile e nella tasca del gilet (chiamato corpetto, dove solitamente il capofamiglia teneva il portafoglio)]. Il ritornello veniva ripetuto fino a quando la porta non si apriva e in cambio ricevevavo dolciumi, generalmente preparati in casa, oppure dei soldi, questi ultimi molto graditi anche se erano poche lire. Se la porta rimaneva chiusa o non si otteneva nessuna regalia si ripeteva l’augurio, modificandolo malignamente in: “Bon dè, bon ân… ch’u v mures e’ sumar sota e’ capân!” (Buon giorno, buon anno che vi morisse l’asino sotto il capanno!). L’incontro è promosso da Auser. Ingresso libero.

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