Forlì che brilla ha fatto flop, se non un tonfo o un fiasco, sicuramente più passi indietro nella “Qualità della vita” delle città italiane, secondo la rilevazione annuale del Sole 24 Ore, autorevole quotidiano economico-finanziario di Confindustria. Sei passi indietro dal 34° al 40° posto, un regresso, fra l’altro, per nulla giustificato dal disastro alluvionale in Romagna, considerato che l’Emilia, gravemente terremotata nel 2012, restò salda nelle prime 24 posizioni, fatta eccezione di Bologna al 40° posto.
Se, poi, consideriamo che in quello stesso 2012 Forlì figurava venticinquesima nella classifica di Confindustria, allora possiamo amaramente concludere che in undici anni la nostra città risulta oggi regredita di 15 posizioni, ben sei in un solo botto quest’anno: però, che ci frega, non si può paragonare la magica “Forlì che brilla” alla Forlì futura, più ombre che luci e alla velocità di un bradipo; non se ne parla proprio. Dunque, a Forlì si vive così così, non voglio esagerare, insomma a chiappe strette, tanto per evidenziare la cautela dei forlivesi nel vivere e affrontare la vita personale, anche nel rapporto con le istituzioni e i servizi sociali.
Male Forlì per i suoi giovani che non studiano e non lavorano; peggio ancora per l’andamento dell’imprenditorialità giovanile; assai deludente per ricchezza e consumi; disastrosa per affari e lavoro; mediocre per ambiente e servizi; infine, in caduta libera per giustizia e sicurezza, messe a dura prova anche dalle recenti sfide in pieno centro a colpi d’accetta! Invece, senza gloria e senza infamia per cultura e tempo libero dove Forlì coglie un grigio 25° posto, nonostante mostre e mostriciattole di solo altisonante valore, nonostante un gran via vai per la città di pezzi di musei, biblioteche e archivi, nonostante il martellante tamburo del restauro di qualche svettante monumento e del capriccioso ghiribizzo di un miglio bianco, storicamente senza capo né coda.
Concordo con il professor Roberto Balzani quando nel suo pensiero “Il problema romagnolo” fa intendere che il flop della Romagna nella classifica del Sole 24 Ore possa addebitarsi al fatto che “Manca totalmente una classe dirigente decente. È non è questione di partiti. È questione di noi”. Infatti, proprio da noi, dalle nostre valutazioni e conseguenti scelte dipende, ora più che mai, il futuro di Forlì, soprattutto il ripristino di una Forlì reale sulla “Forlì che brilla”, falsamente aurea come l’ottone.
Franco D’Emilio