La cosa rischia davvero di diventare tragicomica, soprattutto per la sua ostinata protagonista, tanto riottosa a cessare dal suo inutile, perché infondato, J’accuse contro la mia persona ed altri, miei correi. Vi rendete conto, tra poco si va a dormire la sera con l’eco ancora viva nelle orecchie dell’ultima sconfitta in tribunale dell’ex sindaca di Galeata, Elisa Deo, che già l’indomani mattina c’è il rischio di svegliarsi sulla novità di un’ennesima sconfitta giudiziaria della stessa signora. Che noia, capisco la passione del collezionismo, ma quanto sarebbe meglio che l’ex sindaca collezionasse farfalle o presine da cucina anziché una serie interminabile, ormai, di fiaschi giudiziari contro cittadini dabbene.
Solo venerdì scorso il Tribunale di Forlì ha respinto ogni accusa della trascorsa sindaca contro tre cittadine, sentenziando l’assoluzione di quest’ultime perché il fatto non sussiste, e oggi, lunedì 18 dicembre giunge la lieta novella che il Tribunale di Bologna ha disposto l’archiviazione di una denuncia della stessa protagonista contro di me ed altri. Ma, attenzione bene, in quest’ultimo caso si tratta di un’accusa già archiviata ben due volte dal Tribunale di Forlì, ma poi con un ricorso rinnovata dalla caparbia accusatrice presso gli Uffici Giudiziari di Bologna, attaccandosi al pretesto che un giornale, coinvolto nella vicenda, al quale collaboravo, risultava registrato nel capoluogo felsineo.
Dunque, in questo caso terza archiviazione che si aggiunge ad altre per diverse denunce, sempre ad opera della medesima querelante e delle quali, ormai, non riesco neppure più a tenere lo sbadiglievole conto; inoltre, in aggiunta, la ciliegina sulla torta per me ed altri di una passata assoluzione, l’anno scorso, perché il fatto non sussiste rispetto ad un’altra, ennesima accusa della stessa ex prima cittadina di Galeata. Pensate, quest’ultima archiviazione mi solleva con gli altri dall’accusa di diffamazione (art. 595 c.p.), calunnia (art. 368 c.p.), infine di molestia alle persone (art. 660 c.p.): tutti assieme davvero dei “cattivoni”, un vero pericolo pubblico.
Sicuramente, l’ex sindaca passerà alla storia della municipalità galeatese come la “giustiziera” della Val Bidente contro chiunque alzasse la testa ed osasse proferir critica alla sua augusta, istituzionale figura. A me preme evidenziare come il giudice bolognese abbia confermato per l’ennesima volta il mio esercizio del diritto di cronaca e di critica dei fatti, contro il quale è stata mossa soltanto la fuffa di tante accuse inconsistenti. Non so perché, ma tutto questo mi richiama alla mente il capolavoro cinematografico ad episodi L’oro di Napoli (1954) del regista Vittorio De Sica con un indimenticabile Eduardo De Filippo nei panni del prof. don Ersilio Miccio, maestro unico nell’insegnare a poveri cittadini vessati l’arte del pernacchio contro la prepotenza e l’arroganza di taluni, come il Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari, così finalmente sommerso da tale e tanta sonorità di disprezzo popolare. Alla prossima? Perché no, ci ho preso gusto a vincere a mani basse!
Franco D’Emilio