Giorni fa, ho trovato interessante e significativo il confronto tra Giorgio Frassineti e Roberto Canali, rispettivamente ex primo cittadino e sindaco in carica di Predappio, sul tema, ormai logoro, come utilizzare la locale ex Casa del Fascio, ammesso che finalmente se ne realizzi il restauro, finora solo oggetto di vani annunci, mai seguiti da un’evidente traccia di effettivi lavori di restauro in corso. Sempre interessante discutere dell’uso recuperabile di un edificio storico di rilevante valore architettonico, ma, al riguardo, ancora più significativa l’opportunità di poter valutare il diverso approccio culturale e politico al tema da parte di due importanti protagonisti della vita pubblica predappiese.
Nonostante la distanza politica da Frassineti, ex sindaco predappiese di sinistra, l’obiettività mi induce a riconoscere come quest’ultimo nel suo intervento sul Carlino abbia confermato sostegno al progetto di un Museo del Fascismo all’interno della ex Casa del Fascio, argomentando in modo chiaro, e, come sempre, soprattutto logico e consequenziale le sue ragioni, proprio come si addice ad ogni amministratore che abbia coerenza e fermezza di intenti. Dall’altra parte, Roberto Canali, attuale e primo sindaco di centrodestra, senza una minima spiegazione plausibile, convincente delle sue ragioni si è solo arroccato nella denuncia che il progetto del suo predecessore sia irrealizzabile perché “divisivo, cioè non condiviso da tutte le forze politiche e perché campato in aria, disegnato sulle nuvole”, aggiungendo, pure, incautamente come quel progetto “provvedeva un cambiamento radicale dell’immobile dal punto di vista delle strutture, cosa che la Soprintendenza non permette”.
Dunque, Frassineti ex sindaco surreale, in cielo tra le nuvole alla Magritte, e Canali, invece, sindaco concreto con i piedi per terra? Peccato che il Primo Cittadino in carica non abbia mai avanzato un proprio progetto alternativo; che, addirittura, insista col suo “intanto dobbiamo recuperare l’immobile” ad arrampicarsi sugli specchi che il recupero della ex Casa del Fascio possa prescindere dalla tipologia della destinazione d’uso finale; che, soprattutto, chiuso sulla difensiva con la denigrazione acida del progetto di Frassineti, resti fuggevole, evasivo, elusivo perché, diciamo la verità, a corto di argomenti fondati, circa gli intendimenti futuri della sua giunta sul destino del monumentale edificio fascista; infine, ignori come altre ex Case del Fascio siano state recuperate e destinate a utilizzi vari, mai alterando le strutture e i volumi interni, grazie al ricorso a moderne suddivisioni parietali amovibili o mobili: nessuna soprintendenza ha detto così no al recupero della ex Casa del Fascio di Como, oggi importante comando della Guardia di Finanza, oppure di quella di Pescia, adesso sede di una Sezione di Archivio di Stato, o, ancora, di quella a Roma in largo Ascianghi nel rione Trastevere, attualmente spazio espositivo con servizi della Regione Lazio.
Non credo proprio che la soprintendenza ravennate, competente sulla ex Casa del Fascio di Predappio, abbia posto quel blocco interdettivo, cui allude il sindaco Canali.
Ne’ deve dimenticarsi come, all’inizio, lo stesso sindaco Canali fosse ufficialmente favorevole al progetto museale sul Fascismo entro la ex Casa del Fascio, salvo poi cambiare idea e giacchetta: per carità, sempre legittimo mutare idee, peccato che nel caso di Canali non si intraveda affatto l’idea nuova, attendibile che lo ha indotto a tornare sui suoi passi.
Concludo, rilevando un certo tono irriverente contro Frassineti nell’intervista al sindaco Canali: “complimenti a Giorgio Frassineti per essere riuscito a diventare protagonista di un docufilm (Nda, il riferimento è a The Mayor, in onda sulla RAI il 28 dicembre), una cosa bella per lui, che però non ha detto nulla di nuovo per Predappio”; oppure, riferendosi al museo di Frassineti e al docufilm Rai, “progettato per la trama di un film, come alla fine è diventato”.
Inopportuna, poi, la battuta di Canali “il sindaco però non deve mettere la testa sotto la sabbia, ma neppure mettere troppo in evidenza il peggio del proprio ambito territoriale”: in proposito, egli non è sicuramente né uno struzzo né un denigratore del suo paese perché sa, interessatamente, solo guardare avanti, peccato mai verso l’orizzonte, mai oltre la punta del suo naso.
Franco D’Emilio