Ancora poche ore e sarà trascorsa anche questa Giornata della Memoria, al solito tra momenti commemorativi, iniziative istituzionali e tanta ritualità, perlopiù prevedibile, persino annualmente ripetitiva. La Giornata della Memoria rivela, sempre più, la sua conformità ad un’abitudine, ad una prassi consuetudinaria, regolata da un’impeccabile procedura: il risultato è la commemorazione di una tragica storia, sempre poco contestualizzata nel presente, pur essendo evidenti tanti segni di continuità tra l’intolleranza, l’odio sociale, il razzismo dei nostri giorni e l’analoga, trascorsa condizione, appunto alle origini della terribile persecuzione nazifascista.
Siamo capaci o determinati solo a commemorare il passato, magari ammantandolo di buoni auspici, rinnovati propositi, così evitiamo di calare il passato nel presente, quindi cristallizziamo storicamente la Giornata della Memoria. Per carità, resta fondamentale la celebrazione della memoria, ma non basta se la memoria non diventa spunto di azione concreta nel presente e nella prospettiva futura: è questa una problematica che tocca momenti celebrativi importanti delle nostre istituzioni, dalla Liberazione alla Festa del Lavoro, alla Festa della Repubblica.
Ogni anno, invece, la Giornata della Memoria vede le solite conferenze, le solite mostre storico documentarie, le solite presentazioni di qualche libro e, cosa ancora più significativa, sempre ad opera degli stessi protagonisti, ormai incalliti, logori cultori della memoria.
Non solo scompaiono gli ultimi testimoni dell’Olocausto, ma neppure ci accorgiamo come si corra il rischio di non avere il ricambio generazionale di quanti devono in futuro assicurare la trasmissione della memoria, anche contestualizzandola nell’attualità del presente.
Mancano giovani cultori della memoria anche perché si riduce sempre più l’insegnamento della storia, in modo particolare di quella contemporanea: come si può incrementare il valore della memoria nei giovani se quest’ultimi, solo raramente, conoscono, apprendono la storia italiana oltre l’avvento del Fascismo? Ritualità, protagonismo culturale di poche persone e tanta distanza celebrativa dal presente: questi i limiti crescenti della Giornata della Memoria.
Franco D’Emilio