“Rinaldo in campo” è una commedia musicale del 1961, mirabilmente interpretata da Domenico Modugno e Delia Scala sotto la regia del celebre duo Pietro Garinei e Sandro Giovannini: la storia quella del brigante siciliano Rinaldo Dragonera che si spaccia garibaldino per rapinare le case dei nobili, ma alla fine viene convertito dall’amata Angelica alla causa delle camicie rosse.
A Forlì nella prossima corsa a sindaco della città per la sinistra dovremo, invece, accontentarci in senso diminutivo, pur se apparentemente plurale, di “Rinaldini in campo” nella persona, appunto, di Graziano Rinaldini, 67enne pensionato d’oro, ex direttore di Formula Servizi, impresa cooperativa “asso piglia tutto”, delle cui finalità di equità sociale e, soprattutto, retributiva invito a chiedere il giudizio dei numerosi dipendenti al proprio servizio.
Per carità, Graziano Rinaldini è sicuramente persona dabbene che sa il fatto suo, certo non il brigante interpretato dal grande ‘Mimmo’, resta però da capire quale “angelica politica” piddina lo abbia tanto sedotto sino alla candidatura a sindaco di Forlì alle prossime amministrative di primavera.
Rinaldini è stato e resta uomo d’impresa, quindi di investimenti, profitti e potere economico, forse il Partito Democratico forlivese lo ha scelto nella necessità di qualcuno che faccia finalmente quadrare i suoi conti in rosso con la politica e dia rinnovato slancio alla sua credibilità.
Una scelta però minima, da montagna che partorisce un topolino, una figura scialba, da sempre più dietro le quinte che non direttamente in scena con il tangibile e propositivo impegno politico di dirla tutta, metterci la faccia e parlare chiaramente alla politica locale e, ancora di più, al popolo della sinistra, costantemente sempre meno avanti, contrariamente al retorico auspicio di Bandiera Rossa.
Dopo tanto pubblico cianciare interno al PD forlivese, pari solo a un menare il can per l’aia, ecco il coup de theatre, grigio e sciapo, di Graziano Rinaldini, surrogato di una migliore candidatura che non c’è: troppe rinunce per la paura di bruciarsi le penne, così è rimasta solo la disponibilità del compagno Graziano per un dignitoso canto del cigno piddino.
Soprattutto c’è un handicap che affligge l’incerto candidato sindaco Rinaldini, schietto uomo d’apparato: fuori dall’impresa e dal fatturato non è persona di grande comunicativa, capacità di relazioni interpersonali, come, invece, risulta Gian Luca Zattini, attuale primo cittadino, davvero abile e suadente in proposito.
Gessica Allegni, segretaria del PD forlivese, lo scrivo benevolmente fuori da qualunque intento denigratorio vista tempistica della festa appena trascorsa, è risultata befana ingenerosa, solo tanto carbone di scavo alla ricerca di un candidato ideale per accontentarsi, alla fine, di Graziano Rinaldini, certo grandemente competente, almeno per rassettarle casa e partito. La partita è aperta, ma Zattini ha ora un motivo in più per confidare nella sua riconferma.
Franco D’Emilio