Le elezioni si avvicinano ed è tempo di decisioni, pure di scelte personali, quest’ultime non sempre facili dinanzi alla volontà di restare coerenti con un patrimonio umano e politico, magari, da lungo tempo, vissuto con passione e impegno, tanto da farne una solida caratteristica identitaria personale. Scelte ancora più difficili quando ci si accorge che i propri valori e ideali, le propria condotta e modalità di far politica, sempre lineari e conseguenti, non trovano più spazio e piena accoglienza, come tra le fila di un partito tanto ondivago e contraddittorio, quale l’attuale Partito Democratico.
È complessivamente questa la condizione di Sara Samorì: da sempre, donna d’irriducibile fede mazziniana e tanto impegno repubblicano; assessore allo sport del Comune di Forlì con il sindaco Davide Drei, espressione del centrosinistra; quindi consigliere comunale d’opposizione per il PD sotto buona parte della corrente sindacatura di centrodestra di Gian Luca Zattini; oggi, invece, nell’attuale gruppo misto consiliare, non condividendo più i criteri gestionali e la proposta politica del Partito Democratico, tanto incerto, pure a livello locale, tra risorgente radicalismo giacobino, ondivago riformismo senza alcun disegno complessivo e, infine, crescente insofferenza verso il pluralismo politico interno, soprattutto verso la voce delle minoranze.
Sicuramente, in politica la Samorì ha sempre dato prove di capacità e competenza, ancora di più ha manifestato notevole disponibilità al confronto e al dialogo, tanto da essere giustamente sempre premiata dal consenso elettorale. Conosco Sara Samorì da molto tempo, ma non ne scrivo affatto per sottolinearne o assecondarne i propositi politici, soprattutto ora nell’approssimarsi delle elezioni comunali di giugno: non ne ha bisogno, donna troppo tosta di umanesimo mazziniano ed orgoglio repubblicano.
La ricordo giovane frequentatrice dell’Archivio di Stato di Forlì per il suo dottorato di ricerca in storia, lunghe ore tra documenti, fotocopie e rapidi appunti, ogni tanto uno scambio di parole con lei, sufficiente ad intenderne la già viva passione politica; mi ha sempre colpito la sua alternanza tra un dinamismo incontenibile e momenti riflessivi, tanto attenti e misurati nelle conclusioni.
Difficile trovarsi nelle condizioni della Samorì, quindi scegliere perché sospinti da una voglia irrinunciabile di far politica, magari di cimentarsi, vista la crisi dei partiti, in un impegno civico che possa concretizzarsi in una vera politica di servizio ai cittadini, ai forlivesi. Sara è davvero a un bivio: sostenere il progetto civico di Gian Luca Zattini oppure ridare un’estrema fiducia al PD locale e al suo candidato sindaco, Graziano Rinaldini; una scelta che s’impone per l’ostinata volontà di restare nell’ambito di quel riformismo repubblicano, pragmatico e concreto, a lungo realizzatosi nella tradizione del liberalismo democratico; un impegno umano e morale, prima ancora che politico, a non rinnegare i valori della sinistra democratica moderata, non più pienamente accolta nell’odierno PD.
Sono convinto che per tutte queste considerazioni, oggi, Sara Samorì sia molto vicina al disegno civico del pragmatico Gian Luca Zattini che, nonostante la sua identità nel centrodestra, garantisce sicuri e più ampi margini di libertà, pensiero e rispetto delle idee altrui.
Franco D’Emilio