In questi giorni c’è chi è tornato sul tema di Predappio, ritenendola fortemente penalizzata dal suo destino di paese natale di Benito Mussolini, quindi culla del Fascismo: è una considerazione, un’interpretazione che trovo falsa, infondata perché fuggevole da qualunque parametro di obiettività, verità storica.
Predappio attira visitatori da tutto il mondo, solo perché mossi dall’interesse o dalla curiosità oppure da una simpatia ideologica verso un importante, seppur discusso, protagonista della storia del Novecento; Predappio ha il privilegio di un percorso culturale unico, un esclusivo “museo a cielo aperto”, capace di testimoniare la visione della città fascista sia attraverso l’innovazione dell’architettura razionalista sia attraverso l’incontro tra tradizione e novità progettuale.
Se dicessimo che a Predappio si va perché attratti dal suo paesaggio o dalla sua enogastronomia o dalla cordialità, l’operosità della sua gente, ebbene riconosceremmo a Predappio qualità comuni a tanti paesi della Romagna, ma niente di peculiare, importante che giustifichi la sua particolare attrattiva turistica verso il mondo.
Omologare Predappio a tanti ameni paesi romagnoli significa disconoscere quanto la storia abbia reso uniche le vicende, sia personali che familiari e collettive, di questo centro. Ancora, questa omologazione, rivelandosi fuga insensata dalla memoria del Fascismo, tuttora molto viva perché sempre più documentata da nuove fonti, sottrae ai numerosi turisti a Predappio la ragione essenziale della loro visita.
Si visita Predappio perché luogo mussoliniano e modello urbano fascista, per questo risulta maldestro pensare che il futuro di Predappio possa prescindere dalla tutela, valorizzazione e promozione del suo patrimonio storico-culturale: il paesaggio, una buona piadina, un gotto di sangiovese possono accompagnare la visita, ma mai costituirne il presupposto essenziale. Al pari di analoghi restauri, realizzati in diverse città italiane, da nord a sud, lo stesso recupero della grande ex Casa del Fascio di Predappio deve compiersi per una finalità d’uso sociale, sicuramente attuale, ma capace di esprimere una continuità tra passato e presente.
Diversamente, solo baggianate che trasudano il revisionismo di chi vuole che si dimentichi la Predappio di Benito e delle sue camicie nere, che si riponga definitivamente in soffitta la storia del Fascismo, soprattutto che si censuri chiunque osi considerare il famigerato Ventennio con obiettività, riflessione e critica.
Franco D’Emilio