Anche in politica non c’è cosa peggiore che sopravvalutarsi, magari ritenersi così preziosi da immaginare tappeti stesi ai propri piedi e, invece, scoprire che nessuno ti fila più di tanto, non ti valuta oro, ma giusto una patacca d’ottone. È un po’ quello che è capitato alla formazione politica Centrodestra per Forlì di Davide Minutillo: nell’imminenza delle prossime elezioni comunali hanno bussato a diversi usci del centrodestra forlivese, compreso quello della lista del sindaco uscente Zattini, chiedendo asilo e ospitalità elettorale, ma sono rimasti con un palmo di naso, sentendosi sempre rispondere dall’interno “non c’è nessuno, siamo usciti, tornate nel 2029”.
La politichetta, calcolata sul filo dell’opportunistico equilibrio tra il proprio ruolo di fedele alleato del sindaco e la propria tormentosa richiesta di contare di più, non ha affatto recato lustro, onore al minutelliano Centrodestra per Forlì, rimasto per cinque anni in ombra, protagonista scialbo e sciapo della vita politico-amministrativa del citadon. Non poteva andare diversamente, i candidati non sono certo giganti della politica, come testimonia il fatto che mai si ricordi, a memoria dei forlivesi, una loro presa di posizione, non dico eclatante, ma almeno significativa oppure una loro proposta davvero innovativa per l’amministrazione cittadina o, ancora, un loro contributo, autonomo e fattivo, al dibattito interno del centrodestra forlivese.
Niente di tutto questo, è come cercare un ago nel pagliaio della politica cittadina, tanto basso è stato il profilo di questo lillipuziano partitello.
Stamani, la notizia, certo non bomba, al massimo mortaretto: alle comunali il Centrodestra per Forlì va in lista con la Lega con due suoi candidati che, però, risulteranno come indipendenti. Originale, così tanto originale che è bastato poco per gettare alle ortiche la propria identità politica, a sicura riprova di quanto essa fosse inconsistente, farlocca. Ohibò, annuncio che apre nuove, ma dubito fauste prospettive alla politica forlivese, soprattutto un annuncio che induce a due considerazioni: la prima, quale sia il senso di essere indipendenti in un altro partito col rischio di risultare né carne né pesce ovvero non più Centrodestra per Forlì e neppure Lega; poi, quale sia il presupposto di questa indipendenza nella lista della Lega.
Certo, candidati indipendenti sono sempre esistiti, a destra come a sinistra. La verità è una sola: nell’eventualità di una sua possibile flessione elettorale la Lega raccatta di tutto e, pane al pane, vino al vino, nessuna lista del centrodestra ha voluto imbarcare la formazione di Minutillo, non ritenendola più essenziale e funzionale al nuovo schieramento elettorale dello stesso centrodestra.
Conseguenziale di questa verità è quanto nell’ambito del centrodestra forlivese i leghisti e i minutelliani siano ugualmente concordi nel contestare l’apertura del progetto civico di Zattini a personalità capaci, provenienti da altre esperienze politiche: sotto sotto, tanta contrarietà che rosica gli animi celoduristi e i quattro amici indipendenti. Naturalmente, stamani, sui giornali non sono mancate le dichiarazioni di circostanza di Davide Minutillo per salutare la sua salita sul treno leghista, forse l’ultimo della notte elettorale che lo attende; ha detto cose retoriche, scontate, ha celebrato un inesistente trascorso ruolo cardine del suo partitello.
Perché mai, allora, votare i suoi candidati indipendenti in casa leghista? Eppure, gira persino voce che Davide Minutillo salti la tornata elettorale del Comune di Forlì per candidarsi alle regionali del 2025: sognare non costa niente ed è sempre lecito, ma non credo proprio che la Regione abbia bisogno di sogni e sognatori campati in aria.
Franco D’Emilio