Ieri, sempre sulle pagine di questo giornale, nell’articolo “Vent’anni fa la nascita dell’ospedale Morgagni-Pierantoni” il temerario Graziano Rinaldini, candidato sindaco di Forlì per la sinistra, ha platealmente e con tanta faccia tosta sbugiardato il PD, suo stesso partito di appartenenza. Infatti, non ha esitato a plaudire alla felice scelta di favorire l’insediamento della facoltà di medicina nel campus universitario forlivese, dunque in sinergia con la crescente qualità verso l’eccellenza del polo ospedaliero Morgagni-Pietantoni: peccato che, forse confidando nella memoria corta altrui e/o nella propria sfrontatezza, abbia dimenticato come nel Consiglio comunale di lunedì 17 febbraio 2020 il Partito Democratico e il gruppo Forlì&Co si astenessero proprio nel votare la delibera per l’importante ed epocale istituzione a Forlì del nuovo corso di laurea.
Allora, il PD e i suoi cavalier serventi si astennero, miserevolmente contro il futuro di Forlì, soprattutto della sua sanità, arroccati, così, nella loro discutibile e riottosa contrarietà ad ogni progetto utile alla città, solo perché proposto dalla maggioranza di destra, vittoriosa alle Amministrative del 2019. Ora, Rinaldini si rivela dimentico, sfacciatamente e con tanto opportunismo, di quell’astensione e prova in modo sottinteso, davvero molto bizantino, ad includere pure il PD tra i protagonisti a favore di quella felice delibera del 17 febbraio 2020 per la nuova facoltà medica.
Suvvia, è insopportabile tanta ingannevole, spudorata audacia del candidato Rinaldini che, in primo luogo, sarà bene si convinca come una cosa sia trattare i dipendenti, purtroppo in forte soggezione per bisogno, di una cooperativa e altra cosa, invece, sia illudersi di prendere per i fondelli elettori forlivesi, liberi di mandare a farsi fottere chi con la pretesa di raggirarli con le bugie. Sì, perché, alla fine, Rinaldini mente, nascondendo la verità su quel voto consiliare del 17 febbraio ’20, e sbugiarda lo stesso PD per la sua malevola astensione in quella stessa occasione.
Vi sembra tutto questo buona fede politica? Quale la coerenza tra Rinaldini e il Partito Democratico se, all’occorrenza, il primo dimentica e, di conseguenza, nega per sottinteso una trascorsa, infelice decisione del suo partito? Credo che tutto ciò non sorprenda, in fondo Rinaldini è capace solo di tanta strategica furbizia, sua indiscutibile dote manageriale, che però in politica non sempre premia, magari nell’evidenza come a Forlì nisciuno è fesso! Mi riferiscono, fra l’altro, quanto, nei quartieri cittadini e nelle assemblee, il candidato Rinaldini prometta mari e monti, anche forzando la scelta elettorale: forse, per questo sempre addosso gli occhiali di sole perché nessuno, appunto, legga nei suoi occhi quanto egli sia il primo a non credere nelle favole che racconta in giro per Forlì.
Franco D’Emilio