È proprio il caso di dirlo: non c’è più religione! Partiamo, innanzitutto, dai fatti: a Carpi, florida cittadina in provincia di Modena, è in corso dal 2 marzo al 2 giugno la mostra Gratia Plena con opere del pittore Andrea Saltini, esposte nella Chiesa di Sant’Ignazio, quindi un luogo consacrato, dedicato al culto, alla pratica religiosa. Cinque dipinti in modo particolare hanno suscitato scandalo e la condanna di tanti fedeli per il loro contenuto blasfemo, vero vilipendio della nostra religione. Tutto questo con la responsabilità, mossa da assurda complicità benevola dell’arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, il forlivese don Erio Castellucci.
Fra le cinque opere, tutte profondamente offensive di valori e principi religiosi, delle nostre stesse Sacre Scritture, infine della fede e devozione popolare, ve ne sono tre davvero indegne. Innanzitutto, quella, denominata Gratia Plena, rappresenta la Madonna in atteggiamenti lascivi, così agli sguardi di alcuni uomini, dunque nell’esplicita espressione di una propria disponibilità ad una rapporto sessuale di gruppo. Accanto, la squallida parodia pittorica della Deposizione di Caravaggio, uno dei tanti capolavori della Pinacoteca Vaticana: Cristo è biondo, addosso una tutina verde, aderente da gay pride, ampiamente aperta sul torace, ed è sorretto da personaggi svestiti, praticamente in mutande; tanto miserabile dipinto è stato titolato dall’artista Saltini come Ascensione, cosa questa che denota quanto il medesimo autore sia ignorante riguardo alla conoscenza minima, elementare dell’iconografia cristiana. Infine, nel dipinto, intitolato INRI-San Longino, il quadro che più ha indignato i fedeli, Gesù è sdraiato, nudo e sulla sua area genitale appare chino un uomo, appunto il centurione Longino, però in una posizione rispetto al costato certamente non addebitabile all’intento di toccare la ferita al costato del Salvatore: il costato è costituito dalle costole e, complessivamente, dalla cassa toracica, invece la mano sinistra dell’uomo chino tocca la parte alta dell’addome, dunque logico ravvisare nella posa dello stesso individuo, il presunto Longino, la condizione di chi intento ad una fellatio, un rapporto orale sul Redentore.
L’arcivescovo, gli incauti uomini della curia di Carpi, responsabili della mostra di tanta oscenità, si arrampicano maldestramente sugli specchi, affermando che lo scandalo derivi solo dalla prospettiva, dall’intenzionalità con le quali si considerano le opere esposte: suvvia, cari ecclesiastici, chierici carpigiani, non prendeteci in giro, nulla può scusarvi della terribile cantonata presa, beffati, fra l’altro, da un abile artista in cerca di facile notorietà. Ancora di più resto basito che, al riguardo, spero sia solo un’eccezione accidentale, abbia confuso lucciole per lanterne anche l’arcivescovo don Erio Castellucci, persona di grande valore che ho potuto apprezzare, già quando a Forlì parroco di grande sensibilità a San Giovanni Evangelista.
Nel frattempo, è montata la protesta dei fedeli di Carpi, presto estesasi ad altre diocesi emiliane romagnole, quali quelle di Bologna, Ravenna e Forlì, ma l’elenco è destinato ad allungarsi; inoltre, è subito iniziata la sottoscrizione di una petizione popolare che chiede, perlomeno, la rimozione dalla mostra delle opere più offensive.
Inutile dire, come fa la curia carpigiana, che si tratta solo della protesta di cattolici ultraconservatori: è un’affermazione che non regge, basti pensare che oltre 24.000 fedeli hanno sottoscritto la condanna di questa mostra sacrilega. Addirittura, adesso ben due avvocati, Costantino Righi Riva di Modena e Francesco Minutillo di Forlì, su mandato di ampi comitati di fedeli, hanno intrapreso azione legale contro la mostra, ravvisando la violazione dell’art. 403 del codice penale, offesa a confessione religiosa, e non escludendo, in tale contesto, l’aggravante nel comportamento della diocesi di Carpi e nella persona del vescovo Erio Castellucci.
Sono convinto che, indipendentemente dall’iter e dal giudizio della giustizia, sul piano umano, morale e religioso si sia manifestata già appieno la vergogna del vilipendio.
Dovevamo aspettarcelo, non sono bastati a metterci in guardia nè i presepi con la Sacra Famiglia di due Madonne o due San Giuseppi, alfieri delle nuove realtà gender, nè tanto permissivismo, arrendevole e fuggevole dalla regola religiosa e dai valori, ad essa sottesi, della nostra Chiesa, ormai sempre più ondivaga e contradditoria senza un orizzonte certo: troppi mercanti nel tempio! Quanto accaduto a Carpi offende fedeli, credenti e chiunque senta la suggestione della religione come volo di speranza, libertà, resurrezione dalla povera realtà terrena.
Franco D’Emilio