«L’assessore Melandri ha dichiarato che dal 2021 al 2023 gli accessi alla biblioteca pubblica sono raddoppiati, passando da 36.858 a 54.078, vantandosi di questa performance. Peccato che ometta di dire che nel 2021 eravamo ancora in piena emergenza covid, sperando che i cittadini abbiano dimenticato le pesanti restrizioni di quel periodo. Tutte le attività ovviamente ne risentirono e i locali pubblici, i bar, i ristoranti e negozi hanno sofferto enormemente per le conseguenze delle misure adottate per contrastare la pandemia e la paura che ha portato i cittadini ad evitare il più possibile i luoghi affollati quando non fosse strettamente necessario. Gli ricordiamo alcune date: fino al 21 giugno 2021 è stato in vigore il coprifuoco, solo l’1 aprile 2022 è cessato lo stato di emergenza mentre l’obbligo di indossare mascherine è cessato l’1 maggio ‘22. Perché i cittadini forlivesi avrebbero dovuto andare tranquilli in biblioteca?» si domandano Alessandro Ronchi e Cristina Mengozzi di Alleanza Verdi e Sinistra Forlì.
«Per fare una analisi seria bisognerebbe raffrontare i dati del 2023 con quelli pre-Covid, ed il fatto che non sia stato fatto può far immaginare che i dati non siano così favorevoli o utili a sottolineare il proprio operato rispetto a quello del suo predecessore. A emergenza cessata sono aumentati gli utenti della biblioteca? Chi l’avrebbe mai detto!? Il problema più grave è che questi dati vengano utilizzati anche a sostegno di uno dei progetti più folli dell’assessore, dall’assurdo costo di 3 milioni di euro: lo smantellamento del Museo di Palazzo Romagnoli per metterci parte della biblioteca» insistono.
«Questo progetto inoltre renderebbe non più fruibile l’importantissima collezione Verzocchi, il cui spostamento a palazzo Albertini è ancora un miraggio visto che in quest’ultimo i lavori non sono ancora conclusi. Per la biblioteca come tutti sanno il Comune aveva progettato l’utilizzo dell’ex Santarelli, che l’assessore ha voluto cedere gratuitamente all’Università, che invece avrebbe potuto tranquillamente utilizzare l’ex palestra del Campostrino, anch’essa ricevuta gratuitamente e non ancora utilizzata dall’Ateneo. Riteniamo grave che queste operazioni vengano decise da un assessore che è dipendente dell’Università, riportando d’attualità il tema del suo conflitto di interessi, con la conseguenza dell’esborso di somme assai rilevanti da parte del Comune per trovare una soluzione alternativa alle proprie esigenze. Università e Comune dovrebbero collaborare per il bene della città, ma soprattutto cercare di non pesare con progetti dai benefici inesistenti, specialmente se rapportati al costo, sulle casse pubbliche» concludono Alessandro Ronchi e Cristina Mengozzi.