Ormai, pure a Forlì, i candidati alle prossime elezioni amministrative sono stati resi noti dai vari comitati elettorali, solo così, infatti, possono definirsi sia i partiti che le liste civiche autentiche o quelle ipocritamente dichiaratesi tali, tutti assieme partecipanti e concorrenti all’imminente corsa elettorale: i partiti attivi, grandi e piccoli, quest’ultimi perlopiù resti dalle rovine della seconda e, persino, terza repubblica, e le stesse liste civiche si rivelano sempre più organismi politici nelle mani di un numero ristretto di persone che anche a Forlì, fuori da ogni identità ideologica e politica, perseguono l’obiettivo del potere locale, sostenuti dal favore di interessi collettivi più o meno ampi, non esclusi quelli particolaristici di talune lobby o élite.
Così, nel nostro “citadon” si confronteranno due coalizioni, una di centrodestra ed una prevalentemente di sinistra, appena irrorata da una spruzzatina di moderatismo ad opera di repubblicani dissenzienti, di sparuti socialisti e di qualche anima persa di Calenda o Renzi, improvvisamente nella disponibilità della prima fila, golosa esca offerta da un Partito Democratico raccatta tutto, comprese simili “palle al piede”. Certo, poi, su tutti i comitatelli elettorali dei partiti e delle liste civiche dominano i comitatoni di ciascuna delle due coalizioni: uno sotto la guida di Gian Luca Zattini per il centrodestra; l’altro, invece, sotto la guida di Graziano Rinaldini per la sinistra forlivese, ora pure comprensiva del M5S, un sicuro arricchimento di grande povertà politica nel cosiddetto “campo largo”, dove l’ex boss dell’impresa cooperativa rossa con stipendi da fame rischia davvero di perdersi, magari solo a raccoglier radicchi o rosolacee per gustosi e consolatori crescioni.
In fondo, sotto un profilo gastronomico le due coalizioni elettorali forlivesi mi paiono raffrontabili a due classici della tradizione italiana: il gran bollito, possibilmente piemontese, per Zattini e soci; la ribollita toscana per Rinaldini e, ovviamente, compagni e compagnucci della sua parrocchietta.
Il gran bollito è un piatto ricco di ben sette tagli di carne bovina, cotti con altrettanti sette sapori, tra aromi e spezie, poi uniti a sette tipi di frattaglie, sempre bollite, e, infine, da servirsi con sempre sette possibili salse d’accompagnamento, insomma tutto all’insegna dello stesso numero, appunto sette, dei principali alleati a sostegno di Zattini; ciascuno col suo pezzo di ciccia più o meno grande, più o meno nobile, più o meno morbido da masticare e mandare giù. Già me lo vedo il mite cuoco Zattini nel suo daffare a chi affidare i più pregiati tagli posteriori o i meno ricercati tagli anteriori, a chi la culatta o il cappello da prete, a chi la lingua o lo zampino o la testina. Accontentare tutti non è facile, ma Zattini, confermando la sua capacità di confronto e mediazione, sarà abilissimo a nobilitare anche la coda, nonostante la prossimità di questa ad uno scarico naturale.
La ribollita, zuppa toscana davvero saporita, ben si addice a Rinaldini: quattro sono i suoi ingredienti principali, quattro sono pure gli alleati significativi della coalizione della sinistra. È un piatto, ben accetto dai verdi ecologisti, di riuso del cibo, soprattutto del pane raffermo, del brodo avanzato da una precedente cottura, con l’aggiunta di poche verdure, tra le quali l’immancabile cavolo nero: in conclusione, una zuppa dal sapore composito, giusto per dire che è qualcosa di più del solito pan bagnato.
Ecco, il pan bagnato, giusta metafora di questa alleanza della sinistra forlivese, già alla frutta prima di sedersi a tavola: al PD il ruolo di pane raffermo e diviso a tozzi nella frammentazione delle sue correnti e correntine; all’acronimica AVS, Alleanza Verdi e Sinistra, il ruolo del cavolo a merenda; al M5S il ruolo di ben 500 grammi di fagiolini cannellini, capaci di tanto effetto aereo, forse arioso, non sempre tollerabile, ben accetto, proprio come la tanta, insopportabile aria fritta e rifritta pentastellata.
Importante nella ribollita è la cottura che deve essere attenta alla consistenza dei diversi ingredienti per evitare che tutto diventi un pappone pastoso o, addirittura, una sbobba disgustosa: è il rischio che corre la ribollita di Rinaldini, nonostante il tentativo inopportuno, maldestro, poco credibile, di coinvolgervi la preziosa memoria della repubblicana Gabriella Poma, indimenticabile donna, cittadina di inestimabile valore umano e culturale, davvero immeritevole di finire stracotta tra subdoli fagioli cannellini.
Franco D’Emilio