Quando qualcosa mi sta sul gozzo, non riesco proprio a trattenerla, alla fine taglio corto e sputo il rospo: ma quanti sono gli alluvionati forlivesi, rappresentati da questo sedicente Comitato Unitario Vittime del Fango? Chi ne tiene l’elenco associativo? Unitario in che senso? Come sono stati scelti capi e capetti di questo nostalgico, sciacallo soviet del fango? Forse per l’inclinazione personale, rimanendo in tema, a gettare, sempre e ad ogni costo, il fango di continue accuse, tutte a bella posta e pretestuose, al sindaco Gian Luca Zattini, ora ricandidatosi per il centrodestra? È ormai palese che ci sia di mezzo il solito zampino del Partito Democratico e/o del suo braccio sindacale Cgil, lesti a cavalcare la tigre del disagio, a intorbidire continuamente le acque, gettando continuamente sassi e nascondendo la mano; sono loro gli agit-prop che sobillano continuamente contro il sindaco Zattini, intanto tormentandolo come gatti implacabilmente attaccati ai suoi maroni.
L’alluvione a Forlì è stata un evento drammatico sul momento e, poi, per le sue conseguenze economiche e sociali: ebbene, secondo il Soviet Unitario Vittime del Fango, Zattini si è rivelato incapace di affrontare il post alluvione, ha solo clamorosamente piagnucolato, addirittura si è lasciato travolgere dall’ambizione celebrativa di un monumento, obbrobrio di cemento e ferraglia, alla memoria dei cosiddetti “angeli del fango”, i generosi soccorritori nei giorni della terribile calamità. Insomma, tutta colpa di Zattini, quindi legittimo esporlo senza sosta alla gogna mediatica, al ludibrio della folla, approfittando del minimo bruscolo per farne un gigantesco trave nell’occhio dell’opinione pubblica forlivese: questa è la mission del soviet del fango.
Forse, ai componenti di tale comitatello urge una curetta di fosforo per rinvigorire gli stanchi neuroni di una memoria, spesso dimentica: perché mai nessuna denuncia delle inadempienze della Regione Emilia-Romagna e del suo presidente Bonaccini, sì quello del vezzo di aggiustarsi sempre gli occhialini, per la manutenzione, di loro competenza, dei fiumi e per la regimazione delle acque? Perché mai nessuna denuncia della mancata realizzazione, sempre da parte della Regione, delle casse di espansione, nonostante gli appositi finanziamenti pervenuti dal governo per svariati milioni di euro?
Perché mai, dunque, e con quale infida faccia tosta addebitare al sindaco Zattini, ma non alla Regione e a Bonaccini, la responsabilità di un disastro colposo? Perché gridare alla colpa di Zattini per il disastro alluvionale dell’archivio vescovile, ripeto vescovile, non comunale, dimenticando ipocritamente il pari disastro dell’archivio comunale nell’inadatta sede di via Asiago, scelta da una precedente giunta di sinistra, ignorante di tutela di beni archivistici? Perché gridare allo scandalo di un monumento del costo attorno ai 50.000 euro, dopo non aver detto nemmeno ohi nel 2022 dinanzi alla bruttura scultorea di Marduk nella rotonda del Foro Boario, costo 20.000 euro di inaudita insensata pacchianata!
Date retta, compagni e compagnucci del comitatello soviet, con un buon gargarismo sciacquatevi la bocca dall’acidume della vile calunnia: lo so, siete stizzosamente disperati perché in soli cinque anni già logorati dalla mancanza di potere e dall’incapacità di non ricordare più come si faccia un’opposizione critica, propositiva, giusta e leale.
Franco D’Emilio