Sara Samorì, da sempre lo sport è la ragione dominante del suo impegno politico, pure con una trascorsa responsabilità di assessore a Forlì in questo ambito: in breve ribadisca i suoi perché, personali e culturali, di questa scelta.
«Allo sport devo tutto ciò che sono oggi. Lo sport ha segnato la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia formazione etico-morale, inoltre ha rappresentato e, tuttora, rappresenta la principale motivazione del mio interesse e impegno verso la politica. Sono sempre stata convinta che lo sport sia sinonimo di civismo ed educazione entro una sorta di “doposcuola” che faccia crescere l’essere umano nel modo più rispondente alle sue caratteristiche fisiche, morali e psicologiche. Quanto più una città, dunque anche la nostra Forlì, vive e pratica lo sport, tanto più le relative comunità cittadine aderiscono ai valori educativi e formativi dello sport».
Ecco, proprio nelle vesti di ex amministratrice e, ora, candidata al Comune di Forlì per La Civica di Gian Luca Zattini, quindi a conferma della sua fondata capacità di saper cogliere e interpretare i desideri, pure sportivi, per il benessere dei cittadini, quale per lei, Samori’, la correlazione tra sport e welfare, quali per lei le priorità attuative di tale rapporto?
«Lo sport è fortemente correlato al welfare sociale perché di quest’ultimo bene rappresenta l’aspirazione ad un buono stile di vita, al rispetto dei diritti del cittadino, alla salute sempre migliore delle nuove generazioni. Quindi, a ragione lo sport è strumento propedeutico e di supporto del diritto all’istruzione, di quello alla salute, infine di quello fondamentale all’integrazione sociale. Senza alcun dubbio crescenti investimenti per l’incremento delle attività sportive generano enormi benefici sanitari ed economici, sia in ambito locale che nazionale, poi riducono o prevengono molte patologie, anche riducendo sino al 46% la mortalità; ancora possono contribuire alla migliore razionalizzazione dei servizi sanitari e socioassistenziali».
Dall’antichità lo sport è gara, rivalità, merito, ma anche occasione di progetto educativo, formativo, come vede lei il ruolo di una buona amministrazione forlivese ai fini di questa duplice finalità dello sport?
«Come la scuola, lo sport assolve un importante ruolo educativo molto sfaccettato perché ampiamente articolato in svariati progetti, tutti però con la primaria finalità di unire, relazionare le persone entro la dimensione dell’incontro e della gara per superare barriere sociali, culturali, spesso pesantemente discriminatorie e motivo d’emarginazione. Certamente, lo sport è meritocratico poiché solitamente seleziona i migliori, ma ritengo che in esso debba prevalere il concetto di “gara”, considerando che lo sport, al pari di altre attività umane, si prefigge di educare alle vittorie e alle sconfitte della vita; al riguardo, non sono mai stata dissuasa da una mia ferma convinzione: nello sport “si vince sempre”, ognuno vince sempre per la passione e la modalità con le quali dà il meglio di sé stesso, cogliendo le occasioni, le sfide sportive. Voglio più che mai significare come lo sport contribuisca a formare cittadini consapevoli, come lo sport, pure a Forlì, città protagonista di vasta realtà associativa sportiva, possa considerarsi leva efficace per una comunità forlivese, sempre più attenta all’azione collettiva di squadra unita, prima ancora che competitiva».
Giorni fa, a Roma un efficace intervento della nostra campionessa Fiona May sul contributo dello sport riguardo a temi di grande attualità, quali la resilienza, l’inclusione, la disabilità, il razzismo ed ogni altra discriminazione, certo non ultima quella sessuale: quale la sua visione di queste problematiche attraverso lo sport forlivese?
«Lo sport accoglie, valorizza diverse abilità, sfidando pregiudizi e, purtroppo, pure persistenti condizioni ostative di varia natura, e lo fa nel pieno rispetto dei valori umani e morali. Il tema del potere di resilienza, di riscatto, di potenziale miglioramento, alimentato dall’attività sportiva, costituisce un proficuo mezzo di contrasto ai fenomeni di bullismo e discriminazione tra i giovani, rappresenta, inoltre, il sicuro mantenimento di tutti i rapporti interpersonali, pure comprensivi delle problematiche di genere, considerato quanto siano giusti l’accettazione e il rispetto del proprio corpo e della propria identità sessuale. Per quanto attiene alla relazione tra lo sport e il mondo dei diversamente abili, Forlì risulta città molto sensibile e all’avanguardia, sia per l’iniziativa associativa presente, già da anni attiva a tal proposito, cito una per tutte l’Associazione Incontro Senza Barriere (I.S.B.) sia per la valida, essenziale collaborazione di singole società sportive, ad esempio concretizzatasi nella promozione di attività sportive come il tennis o il basket in carrozzina. Voglio, ancora, sottolineare come sport e inclusione sociale siano temi rilevanti all’interno del PNRR, riconosciuti tali dall’allocazione di particolari risorse finanziarie per la realizzazione di appositi programmi sportivi, utili a garantire equità e coesione della nostra società: credo che la prossima Amministrazione forlivese debba accedere a queste risorse per propri progetti mirati, in collaborazione con le nostre società sportive».
In breve, evidenzi, sulla base di priorità e opportunità, i punti essenziali, perché più utili, di una sua proposta innovativa sulla gestione forlivese dei servizi sportivi, delle loro stesse attività agonistiche e ricreative.
«Due le direttrici principali, fermo restando garantito il presupposto essenziale del loro finanziamento: da una parte, la manutenzione costante, ordinaria e straordinaria, degli impianti sportivi esistenti; dall’altra, la realizzazione di nuove strutture, tutto questo per garantire spazi adeguati alla varia utenza cittadina. Aggiungerei, poi, la realizzazione del progetto “I have a dream” che, in una sorta di gioco a punti, coinvolga società sportive e scuole, aziende e tutta la comunità di Forlì nella promozione dello sport e della sua benefica ricaduta sulla cultura del benessere, sulla formazione di cittadini, educati ad essere partecipi, prima che inseguitori di vittorie personali. Per questo, a Forlì il binomio sport-scuola va indubbiamente rafforzato, incentivato e valorizzato».
E sulle aspirazioni e necessità dell’associazionismo sportivo forlivese?
«Occorre rilanciare gli Stati Generali dello Sport per una puntuale ricognizione delle risorse, dei possibili investimenti economici e formativi: questo obiettivo deve costituire la linea prioritaria dell’indirizzo politico dell’Amministrazione Comunale e del suo Assessorato allo Sport. Altra finalità da perseguire con tenacia e tanto dialogo è quella di coinvolgere le società sportive forlivesi disponibili in continuative collaborazioni con il Comune per assicurare maggiore accessibilità di bambini e ragazzi alla pratica sportiva, quindi ai suoi effetti educativi: a tal fine, la definizione di un patto per una Confederazione delle Società Sportive, ciascuna delle quali, comunque, garantita nella sua piena autonomia e specificità operativa».
Senta, Samorì, in piazza Saffi si porta la moda, la musica, la gastronomia, anche lo sport a fini di intrattenimento e incontro sociale: giusta, conveniente per lei la spettacolarizzazione dello sport?
«Ho sempre ritenuto che tutti gli eventi sportivi, grandi e piccoli, rappresentino un sicuro indotto economico per la città e un momento di utile visibilità del mondo sportivo, agonistico e non. Bisogna, però, rifuggire da una visione riduttiva e fuorviante, quella che l’importanza di un evento sportivo si misuri sul valore e sul livello agonistico della competizione: è lo sport nella complessità di tutte le sue finalità, molte delle quali non mirate all’agonismo, che si rivela fattore di grande ricaduta sul territorio. Solo così, ad esempio, ci rendiamo conto del vasto indotto economico, determinato dagli spostamenti di tante persone, a diverso titolo coinvolte: atleti e dirigenti, venditori di articoli sportivi e operatori della piccola ristorazione; infine, giusti comunicatori sul tema, l’acquisto e l’uso di buoni integratori alimentari che siano di supporto, ma non di esasperata esaltazione, questa sì sempre a distorti fini agonistici, di ogni pratica sportiva. Gli eventi sportivi contribuiscono ad accrescere la reputazione, l’immagine civile e culturale di Forlì».
Chiudo con una domanda maliziosa. Lei viene dalla tradizione mazziniana e repubblicana, tuttora dice di esprimerne i valori culturali e politici, intanto, lasciato da tempo il PD, al quale aveva aderito, come tanti repubblicani, forse eccessivamente fiduciosi verso quel partito, ha deciso di accettare la candidatura al Comune di Forlì, offertale dal sindaco uscente Zattini nell’ambito del centrodestra: le ragioni di questa scelta e, infine, può esservi diversità ideologica e politica tra centrodestra e sinistra nelle politiche sportive di una città?
«Le rispondo, prendendo spunto dal testo di Destra-Sinistra, indimenticabile brano di Giorgio Gaber, laddove, subito in esordio, con disarmante ironia e intelligenza il cantautore dichiara come “la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra”. Ecco, le parole di Gaber sono ancora più attuali oggi: le cose positive, obiettive e fattive non sono mai né di destra né di sinistra, ma semplicemente “giuste”, ancora di più quando risultano dalle ferme idealità, dall’attenta progettazione di validi autori.
Da esordiente civica nel lontano 2008 e da ostinata, perseverante “mazziniana”, unico attributo politico sempre e tuttora rivendicato, persino su Facebook in risposta alla domanda circa l’orientamento politico, mi sono sempre impegnata, su questo nessuno può smentirmi, per la realizzazione di progetti credibili, dunque a fianco dei loro promotori, sostenitori: prima Roberto Balzani, poi Davide Drei, adesso Gian Luca Zattini. Sono le “persone” e il valore di quello che rappresentano, inseguono, progettano per i valori di una Forlì libera, civile e democratica ad interessarmi e a motivare il mio impegno politico: su questo non ho dubbi».
Franco D’Emilio