Stamani, seduto ad un bar romano in Galleria Sordi, ho accompagnato la colazione con la solita, attenta scorsa alle notizie, inviatemi dagli amici forlivesi, miei fidati “agenti all’Avana”: un pannoso maritozzo è meravigliosamente scivolato sulla maliziosa considerazione perché mai Graziano Rinaldini, candidato sindaco di Forlì per la sinistra, sia sceso in campo, tanto maldestramente e ingloriosamente, contro Gian Luca Zattini, candidato per il centrodestra. Chi, e soprattutto cosa mai gliel’ha fatto fare! Che la sua candidatura sia stata, magari, un tiro gobbo, ovviamente mancino, del Partito Democratico alla sua figura, l’unica disponibile ad una sicura sconfitta?
Prima ancora di leggere i vari interventi di ciascuno dei due contendenti, Zattini sempre solidamente con i piedi a terra e convincente con la proposta della sua Forlì futura, Rinaldini, invece, sempre in audace arrampicata sugli specchi senza mai spiegare con quali priorità e opportunità avrebbe fatto e, in modo particolare, farebbe meglio dell’altro, è sufficiente dare un’occhiata alla grafica comunicativa delle due parti per capire che, già dai colori, già dagli slogan, non c’è e non ci sarà storia per il kamikaze candidato della sinistra forlivese, pure vittima sacrificale sugli altari resistenziali e antifascisti. Ancora narcotizzato dalla dolcezza del maritozzo, guardo i loghi elettorali dei due avversari.
Quello della lista zattiniana “La Civica Forlì cambia” con la sottostante esortazione Muoviamocinsieme si offre nella composizione tra il bianco rasserenante, il blu riflessivo e il rosso energico dell’azione, guarda caso, rispettivamente, i colori netti, puri ed iconici del riformismo cattolico, quello liberale, infine quello della sinistra più moderata, di autentica ispirazione socialdemocratica: questi tre colori attorno ad un’estesa immagine di Forlì, quasi in una concorde chiamata di tutti i buoni riformisti forlivesi, pure oltre le barriere di destra e sinistra, a concorrere, di qui il Muoviamocinsieme, al futuro della città.
Quello della lista rinaldiniana, al contrario, si propone con un dominante color fucsia, miscela ibrida di blu e rosso, di sfondo allo slogan ForlìSarà con accanto la faccia mascellona del candidato della sinistra, votato alla sconfitta: scelta infelice, il fucsia è colore del protagonismo personale, dunque autoreferenziale nel caso di Rinaldini che subito, tanto immodestamente, si propone protagonista unico di quel che ForlìSarà, senza un minimo accenno alla richiesta collaborativa dei forlivesi: lui solitario timoniere impavido della sinistra forlivese senza rotta.
Davvero presuntuoso il compagno Rinaldini, quasi emulo del “ghe pensi mi” dell’indaffarato milanese reso celebre negli anni ’50-60 dal grande comico Tino Scotti, pure a conferma che già il solo nome Rinaldini basti da solo alla nuova ForlìSarà proprio come per lo stesso comico nel tormentone di un famoso carosello bastava la sola parola Falqui per assicurare futuri e salvifici effetti lassativi. Insomma, un tonfo della comunicazione la campagna elettorale del candidato sindaco del PD. Più efficace perché realista ed empatica la propaganda della lista Zattini.
Franco D’Emilio