Domani, Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna e candidato PD al Parlamento Europeo, torna a Forlì per una festa piddina e “campolarghista”, insomma un altro po’ di chiacchiere al vento, una bicchierata con tarallucci e, per chiudere, quattro salti in famiglia. Appuntamento in piazza Morgagni sotto lo sguardo austero, lapideo del sommo scienziato, sicuramente attonito di tanta sinistra adunata di compagni e compagnucci.
In caso di maltempo, riunione alla Taverna Verde, una volta tempio del liscio, ora possibile circo, speriamo in un diluviale Giove pluvio, del giro di bugie, fake news e velenose accuse di Bonaccini e Rinaldini, candidato sindaco di Forlì e, nel profilo del volto, inaspettato, stupefacente sosia di Benito, l’uno e l’altro stretti, guancia a guancia, in un languido slow di sfida ad ogni barriera, pure di genere, considerato come, ormai, nel PD non ci sia più limite al peggio. Dunque, Festa del PD forlivese per una sorta di ultimo appello al voto del popolo della sinistra contro il centrodestra nazionale e quello locale di Gian Luca Zattini: o la va o la spacca e, certamente, per i piddini non è più elettoralmente tempo di grasso che cola.
Quindi, domani, con il gotha delle migliori intelligenze del PD le ultime parole e bufale al vento dei compagni e campolarghisti, guidati da un’abile messa a fuoco della realtà politica grazie agli occhialini di Bonaccini. Poi, un bel brindisi “che Dio ce la mandi buona” nel segno dell’antifascismo, della Resistenza e qualche palata di aria, come si dice a Firenze per designare il nulla. Bacco e ballo sino a tardi, quasi in una sfrenata taranta dionisiaca per sperare in un barlume, anche solo fioco, di insperabile riscossa.
Parafrasando la battuta del grande attore Amedeo Nazzari nella Cena delle Beffe, film del ’42 per la regia di Alessandro Blasetti, al PD forlivese non resta che il fazioso, minaccioso ammonimento “Chi non beve col Partito Democratico peste lo colga!”
Franco D’Emilio