Certo, non è facile fare il sindaco o l’assessore di una città come Forlì, però, tutto sommato, se riesci ad essere eletto o ad entrare nelle grazie del sindaco stesso, beh, allora, come si dice a Firenze, hai fatto un bel chiappo! Per cinque anni vivi alla grande, pasciuto da lauti compensi, ben oltre le retribuzioni di eccellenti funzionari dirigenti della Pubblica Amministrazione, fra l’altro sempre con curricula obbligatoriamente titolati in termini di competenze ed esperienze.
Quello in foto qui sopra è un prospetto riepilogativo dei compensi percepiti dal sindaco Zattini e dai suoi assessori nella precedente sindacatura 2019-’24: come si vede, grasso che cola! Si può essere anche incompetenti, soltanto politicanti diportisti voltagabbana, magari pure con precedenti personali opachi, ma la politica dell’uno pari a uno, quindi la relativa incetta di voti vale la candela di sistemarsi più che bene alla faccia di tutti e tutto.
Per carità, non dico che gli amministratori non debbano essere retribuiti, ma, se guardate bene, il troppo stroppia. Fra l’altro, spesso vince così un terno al lotto chi nella vita e, soprattutto, nel lavoro si è rivelato un incapace, se non un fallito, per questo si è aggrappato e ancora si aggrappa al salvagente della politica. Credo s’imponga una misura, perché no un freno a queste retribuzioni eccessive, soprattutto per rispetto degli elettori, dei cittadini, dei lavoratori forlivesi, indipendentemente dal loro orientamento o scelta politica.
È chiaro che lo scandalo di queste retribuzioni, adesso attribuite all’amministrazione Zattini, riguarda anche le precedenti amministrazioni forlivesi di altro colore; sicuramente, però, negli ultimi anni questa Amministrazione non ha mancato di applicare subito aumenti, previsti, ma non obbligatori, per gli amministratori eletti. Al forlivese della strada, allargando le braccia, l’amara considerazione “Strapagati, ma almeno facessero bene il loro lavoro!”. Intanto, Forlì è sempre più con l’acqua alla gola sia quella delle continue inondazioni sia quella di chi stenta ad arrivare a fine mese.
Una domanda maligna, ma coerente con la mia rubrica Sarò Franco, mi pongo: “Come fa un assessore al welfare, nello specifico impegnato ad affrontare tante difficoltà sociali della propria comunità cittadina, ad accettare a cuore leggero una retribuzione così oltre misura? Forse, il suo lavoro vale più del bisogno altrui?”
Franco D’Emilio