Sono in stand by, silenzio elettorale, intanto incrocio le dita e tocco ferro. Stamani, ho svuotato la cassetta della posta ed il cellulare della tanta propaganda, inutilmente inviatami, poiché da tempo sono nella piena convinzione come e per chi votare. Adesso, vedo solo l’ora di correre al seggio, come sempre ho fatto per il diritto, pur se minimo, partecipativo di dire la mia e per il dovere civico di non abbandonare la nave di tutti. Ho sempre votato, persino nessun referendum escluso, educato al principio che l’approvazione o la critica debbano sempre avere la dignità del rigore e della coerenza. Dunque, cari amici, lettori e non, al voto, al voto!
A Forlì è in gioco la partita tra il ritorno al passato di superati, incombenti schematismi del burocratismo partitico della sinistra o la conferma di continuare, sicuramente perfezionandola, sulla via di un impegno civico per Forlì nel segno del respiro liberale nella modernità. Ieri sera, dal palco in piazza Saffi, dunque da leader con la folla ai suoi piedi, il candidato “Mastro Lindo”, anche epigone di una patetica battaglia antifascista e resistenziale senza fascisti, ma neppure partigiani, ha chiuso la sua campagna elettorale con un piagnucoloso pistolotto sull’album dei ricordi felici della sinistra per 50 anni al governo di Forlì: peccato senza chiedersi, per onestà sia politica che intellettuale, come mai i compagnucci di oggi non siano stati né siano degni prosecutori, pure solo idealmente, di quel passato.
Il sindaco uscente, assai molto probabilmente nella condizione certa di rientrare i comune dalla finestra, consentitemi questa rafforzativa, augurale locuzione, è sceso, invece, tra i tanti forlivesi, sostenitori e non, convenuti a salutarlo, abbracciarlo, in modo particolare a manifestargli vicinanza, affetto, condivisione del suo programma, magari non perfetto, ma certo giusto e, come tale, perfettibile. Sappia il sindaco uscente che qualcuno con stizzita malizia lo definisce “dentista di campagna” , dunque stia nella parte del cavadenti campagnolo e incomba tenace con la pinza sul dente di tanta carie, politicamente corrosiva, sul quale la lingua altrui batte, oddio come batte!
Col voto per le comunali a Forlì tra sinistra campolarghista e centrodestra si sceglie tra la riproposizione del vecchiume e la conferma della novità, quest’ultima sempre più allargata nel progetto civico di una nuova frontiera politica forlivese; si sceglie in senso stretto tra un umarel mistificatore e un cittadino schietto, anche nella fragilità dei suoi limiti, ma sempre concretamente fattivo. Forlivesi al voto, al voto!
Franco D’Emilio