PD e AVS: pure a Forlì la politica li fa e poi li accoppia

Pd Verdi sinistra

Solitamente si dice “Dio li fa e poi li accoppia” per significare come persone diverse riescano a incontrarsi, a convivere contro ogni previsione, ma nel caso di Graziano Rinaldini e Nabila Hamdaoui, l’uno candidato sindaco, l’altra aspirante consigliera comunale per AVS (Alleanza Verdi-Sinistra), entrambi in corsa a Forlì per la sinistra del campo largo, così fruttifero di politiche zucche dure, credo davvero che il detto citato possa valere esclusivamente in senso ironico e sarcastico: infatti, l’uno e l’altra sembrano essersi politicamente cercati e attratti, solo perché reciprocamente sedotti dallo stesso difetto, l’avventatezza.

Sì, la sconsideratezza di parlare a vanvera, giusto per darla intendere, come nel caso di Rinaldini, oppure per compiacere ruffianamente e, soprattutto, elettoralmente la comunità forlivese degli immigrati, come nel caso della signora Hamdaoui, di chiare origini arabe. Motivo di questa mia conclusione un’intervista a ciascuno dei due protagonisti, apparsa stamani sulla cronaca di un quotidiano locale: cominciamo dal compagno imprenditore Graziano.

Sorvolo su gran parte dell’intervista all’incauto aspirante sindaco perché solo ennesima, noiosa riproposizione in malafede del tanto sciocchezzume di sempre, tranne laddove lo stesso intervistato s’illude, marpione, di darla a intendere con un deciso “Eridania luogo di cultura” anche per corrispondere alla presenza “in città di undici compagnie teatrali, non solo amatoriali, per un totale di 500 persone tesserate” e di altre realtà nel campo del cinema e dell’audiovisivo. Eccola, irriducibile riaffiorare l’anima commerciale, affaristica del compagno imprenditore cooperativistico; eccolo, nostalgico ritornare quel culto del tesseramento, ormai alla malora nel PD, tra la commedia e la tragedia: in entrambi i casi per Rinaldini tanto vale favorire e attaccarsi alle compagnie teatrali.

Può una finalità culturale dell’Eridania costruirsi solidamente sulla presenza di una diffusa attività artistica cittadina, ma soprattutto tutto ciò in quale progetto culturale complessivo della città può inquadrarsi? Mi pare evidente che Rinaldini ignori come per modello culturale non debba intendersi solo l’organizzazione di una realtà sociale, ma contemporaneamente anche la sua interpretazione e comprensione: dunque, qualunque destinazione d’uso finale dell’ex Eridania deve essere ampiamente condivisa dall’intera comunità cittadina, rispecchiandone appieno la dominante identità culturale. La cultura, costruita solo per scelte verticistiche, è sempre, inesorabilmente un inevitabile fallimento.

Veniamo, ora, alla signora Hamdaoui, a Forlì candidata di origini arabe per Alleanza Verdi-Sinistra con l’unica sua coerenza proprio nel verde, colore iconico sia del suo partitello di sinistra e, ancora di più, dell’Islam, rappresentandone il tanto sospirato paradiso. E, in effetti, la giovane signora vorrebbe assicurare agli immigrati arabi forlivesi il paradiso di nuovi spazi tutti loro, poi l’istituzione di scuole islamiche, infine la promozione di laboratori professionali per l’avvio al lavoro: mancano solo la proposta istitutiva di tribunali islamici e quella di programmi scolastici di rispetto arabo che mandino a farsi fottere i valori cristiani di Dante e Manzoni per completare inevitabilmente la piena islamizzazione di Forlì, travolgendone identità e cultura, tradizioni e costume.

Suvvia, la signora abbia il senso della misura, soprattutto di quella dei forlivesi, ormai al limite e indisponibile a traboccare per un’ultima goccia della loro sopportazione. Forse, la signora confida nella complicità assecondante dello zoccolo duro pretaiolo e cattocomunista, ma si convinca: Forlì resta e resterà città di democrazia laica, lontana da ogni dogmatismo, religioso e ideologico che sia, inoltre con leggi e ordinamenti, compreso quello scolastico e giudiziario, ispirati solo alla Costituzione, insomma nella vita forlivese non c’è e non ci sarà mai Dio o Allah che tenga! Diversamente, la battaglia di Lepanto del 1571, sia comunque chiaro, avrebbe tuttora il suo valore.

Franco D’Emilio

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