Comincerò coerentemente dal fondo, logicamente simmetrico all’abisso nel quale è precipitata la Lega forlivese. Il fondo è la temeraria, perché campata in aria, affermazione dell’assessora Andrea Cintorino al termine di una sua recente intervista: “Quello che posso garantire è che i veri leghisti non tradiscono né gli alleati né gli elettori”. Mi viene da ridere di gusto a questa dichiarazione incauta, addirittura spacciata come apodittica ovvero inconfutabile.
Suvvia, un po’ di pudore politico, forse in questi giorni ignoto alla gentile assessora come ad altri esponenti della Lega forlivese, protagonisti, anzi guitti di una misera commediola di tiramolla, abbandoni e, soprattutto, mal di pancia per essere rimasti beffati o digiuni nella spartizione del potere locale nei confini della nuova giunta. Adesso, alla glamorous, sempre finemente accessoriata assessora Cintorino, unica a godere tra i litigiosi galletti del pollaio leghista, va riconosciuta l’implicita, sottintesa ammissione che i leghisti possano distinguersi tra veri e falsi, originali e tarocchi, tra leali e traditori, ma mi chiedo se sempre la signora abbia l’autorevolezza, la credibilità di ergersi a giudice chi doc o “pataca” tra i leghisti forlivesi.
Mi chiedo quale sia l’autenticità leghista in termini di coerenza umana e morale, politica e ideologica, ma, forse rischio di sopravvalutare l’ex movimento padano, da tempo dimentico del vero federalismo, ancora di più del vano tentativo del prof. Gianfranco Miglio di dargli una solida acculturazione; parimenti, mi chiedo se compia spregevole tradimento chi, a salvaguardia della propria dignità, della propria intelligenza, anche a costo di critiche e accuse alla sua persona, decida di cavarsi fuori da una realtà meschina. E, poi, perché non chiedersi quanto l’attuale condotta del vertice e degli eletti corrisponda appieno alla volontà, agli auspici dell’elettorato leghista forlivese?
La signora Cintorino, assessora ad un pugno di delegucce (transizione digitale e smart city, Romagna Next, pari opportunità e differenze di genere, grandi eventi e fiere, mercati), quasi un sacchetto di caramelle e lecca-lecca per zittire la bambina cresciutella, politicamente capricciosa dei giochi e giochetti, maneggi e manfrine della Lega, ci tiene a ribadire il peso delle sue 458 preferenze alle ultime amministrative, una sola in meno rispetto a quelle del collega Mezzacapo. Non siamo nati ieri, sappiamo bene quanta manipolazione sia sottesa al voto nel giochetto delle preferenze, il cui numero, quindi, non sempre riflette un corrispondente valore, una corrispettiva capacità della persona; il concetto dell’uno vale uno è spesso ingannevole della verità e non mi risulta che, fra l’altro, nella trascorsa consiliatura l’interessata abbia dato prova di particolari doti di amministratrice: per questo, non comprendo che un tot di preferenze giustifichi l’aspirazione della nostra Cintorino a considerarsi un’ammaliante Preferita.
Infine, riguardo agli ideali sommi della Lega, cui accenna la signora nella sua intervista, devo dire che mi risultano totalmente assenti, da tempo svenduti proprio sulle bancarelle dei saldi di fine stagione di quei mercati, di quelle fiere, ora nel contentino del sacchetto di caramelle della stessa assessora.
Franco D’Emilio