Leggo stamani con curiosità un’intervista del consigliere comunale della Lega forlivese Daniele Mezzacapo, ma resto deluso: la solita stomachevole solfa che “il centrodestra ha deluso e tradito tutte le aspettative in termini di azione politica”. Sì stomachevole e, ops passatemi l’efficace francesismo, insistentemente spaccamaroni perché, in realtà, “le aspettative in termini di azione politica”, richiamate nuovamente dal nostro protagonista, altro non sono che la sua mancata elezione a presidente del consiglio comunale, in base ad un accordo, prima stabilito con la maggioranza di centrodestra e, poi, da questa stessa mandata a carte quarantotto.
Certo, avvocato Mezzacapo, la capisco: davvero duro per lei, sempre sicuro e determinato, provare l’amara delusione delle personali aspettative; ancora di più, precipitare in verticale manzoniana dall’altare nella polvere, mi scusi dell’audace accostamento della sua persona al piccolo Napoleone; infine, rassegnarsi alla caducità illusoria che oltre 400 preferenze di voto alla sua persona costituissero il pass sicuro verso una poltroncina da assessore o presidente del consiglio comunale, stipendiuccio sicuro per diverse migliaia di euro. Invece, niente, solo pive nel sacco, un pugno di mosche e marameo!
Dunque, comprendo benissimo che ella, tanto abilmente, magari su orme pirandelliane, provi a confondere l’apparenza delle cose con la sostanza delle stesse: da una parte, infatti, lei appare dichiarato, severo accusatore del centrodestra forlivese, colpevole di tradimento politico; dall’altra, ormai, a nessun forlivese sfugge che nella realtà effettiva delle cose ella parla pro domo sua, sotto sotto esclusivamente per l’interesse della sua persona, del suo ruolo politico, nulla di più.
Allora, si rassegni, smetta di confondere le carte, prenda atto che il tradimento di accordi è sempre possibile, negativamente implicito nel rapporto dialettico, nel confronto politico, pure tra alleati, quindi si comporti di conseguenza, esaltando, invece, il suo ruolo propositivo e critico di consigliere comunale leghista per l’amministrazione della nostra Forlì. A lei e al suo partito la scelta di questa modalità partecipativa, se dentro o fuori o, magari, con un appoggio esterno all’attuale giunta.
E comunque, gentile consigliere Mezzacapo, anche nelle polemiche, negli scontri politici non guasta mai un po’ di aplomb, invece nella sua odierna intervista, davvero con una caduta di stile, ella parla di un centrodestra forlivese divenuto “mangiatoia per pochi”, sottolineo quel “pochi”, dal quale, ora, non credo di sbagliare, ella si sente ingiustamente escluso. Poi, più avanti, lei fa l’affermazione politicamente pesante che, rispetto al passato “oggi c’è stata la corsa a occupare posti che contano e non nell’interesse pubblico”: sono, queste, parole che indirettamente insinuano gravemente che l’attuale giunta sia un soggetto istituzionale, “occupante” fuori da finalità di interesse pubblico; sono, al contrario, anche parole con il chiaro intento di indurre a pensare che in passato solo lei abbia veramente amministrato a favore degli interessi collettivi; infine, considerando ancora il suo “occupare i posti che contano e non nell’interesse pubblico”, sorprende la sua idea che posti importanti, strategici della Pubblica Amministrazione possano occuparsi a soddisfazione di poco nobili appetiti privati, ignorando l’imprescindibile finalità pubblica, quasi quest’ultima sia cosa ampiamente eludibile perché già inconsistente a priori.
Altrettanto mi sorprende che solo adesso ella si accorga e si ponga il problema dell’integrità della mela del centrodestra forlivese, considerando talune “infiltrazioni di sinistra” con la voracità del verme “nella mela per farla marcire”. Come mai, al riguardo, non ha fiatato, detto qualcosa al momento della compilazione delle liste, soprattutto quella de La Civica? Sarebbe bastato, allora, scorrere i nomi per rendersi conto di quelle che, soltanto adesso e in modo inopportuno, lei dichiara “infiltrazioni di sinistra”!
Sa, sono un toscano impertinente, pure concorde con Andreotti che “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso s’indovina”, e qualcosa mi insospettisce che, se la sua persona fosse stata onorata di un assessorato o una presidenza, pure di soddisfazione retributiva, ebbene, oggi, zitto e mosca, lei mangerebbe anche la mela marcia del centrodestra, pericolosamente infiltrata dalla sinistra. Dia retta, gentile avvocato, si dia pace, ci metta una pietra sopra, ma soprattutto smetta di frignare, rischia di risultare solo un seccatore insopportabile ai cittadini, agli elettori.
Franco D’Emilio