Casara–Rinaldini, la Bella e la Bestia?

Rinaldini e Casara

Su alcuni incresciosi episodi, e i loro protagonisti, conviene sempre concludere giudizi a bocce ferme, quando gli animi si sono stemperati e l’analisi obiettiva dell’accaduto avviene fuori dall’influenza di reazioni emotive, magari anche calcolate, interessate e oltre misura strumentalizzate. È quanto spesso avviene in politica, soprattutto se una fortuita circostanza offre l’inaspettata possibilità di ostacolare una contrarietà o colpire un avversario.

Praticamente, come prendere la palla al balzo e giocarla a proprio favore, ancora di più dopo lo sgambetto sleale del rivale, facendogli perdere le staffe. È il caso del recente scontro tra Paola Casara e Graziano Rinaldini: da una parte, l’effervescente e ipercinetica, sempre indaffarata e prezzemolina assessora bon ton, senza indugio riconfermata nella giunta Zattini bis, e, ohibò, pure musa ispiratrice, qui rischio l’eccesso celebrativo, de La Civica, lista elettorale zattiniana alle ultime comunali forlivesi; dall’altra, invece, il compagno Graziano Rinaldini, ex candidato sindaco della sinistra, onorevolmente sconfitto alle trascorse amministrative e tanto inconfondibilmente coriaceo sotto la sua superba calvizie alla tenente Kojak.

I fatti: alla fine e, quindi, fuori dal contesto dell’ultimo Consiglio comunale del 16 luglio scorso, vera e propria rappresentazione farsesca di un infelice, diviso centrodestra, poi conclusasi con l’elezione dell’anonimo e incolore Loris Ceredi a Presidente del Consiglio Comunale, l’assessora Casara si è avvicinata al consigliere Rinaldini, chiedendogli ragione dei frequenti attacchi alla sua persona; quest’ultimo avrebbe risposto, rivendicando con toni, sicuramente accesi ed eccessivi nella loro formulazione, il proprio diritto a smascherare ogni falsità politica, come, appunto, la candidatura di Ceredi, prima spacciatagli dalla stessa Casara quale espressione unitaria di tutto il centrodestra forlivese, ma poi dimostratasi solo espressione di una parte di esso.

Sei una bugiarda… te la farò pagare… devi stare attenta… sarà guerra”, certamente affermazioni pesanti sul piano personale, fra l’altro in presenza di testimoni dell’una e l’altra parte, pur se fuori dal contesto pubblico, istituzionale del Consiglio comunale, quindi nella dimensione solo privata di rapporti personali. Eppure, apriti cielo, tanto precipitosamente e in modo strumentale, altrettanto sospettabile, l’impareggiabile Paola Casara con i suoi supporter testimoniali, ovviamente di parte, ha gridato contro la violenza maschilista, sessista di Rinaldini, alla fine magistralmente e con tanto calcolo davvero cornuto e mazziato nel senso, chiarisco, di danneggiato e beffato.

Esaminando fatti e dichiarazioni, il centrodestra forlivese ha taciuto sulle origini, sul perché effettivo dello scontro, si è mostrato solo sollecito ad amplificare l’accusa di misoginia e sessismo a Rinaldini, quasi nella ruffiana contrapposizione tra una Casara (la Bella), e un Rinaldini (la Bestia), tra una virtuosa, ingenua Casara, Cappuccetto Rosso, e un insidioso Rinaldini, temibile e terribile lupo cattivo.

Ma quanto siamo sicuri della bontà della Bella e di Cappuccetto Rosso, quanto possiamo confermare la cattiveria della Bestia, del lupo, dell’orco machista? Su questa storia e contro Rinaldini, ormai ne sono convinto, ha tirato e tira soltanto aria da “Sbatti il mostro in prima pagina”, efficace film del 1972 ad opera di Marco Bellocchio.

Rinaldini ha sbagliato nel peso e nel tono delle sue parole, nulla lo giustifica, ma penso che di un bruscolo il centrodestra abbia voluto fare un trave nell’occhio proprio e altrui, quello dell’opinione pubblica forlivese. Politicamente, Rinaldini non rientra nelle mie simpatie, ma l’onestà intellettuale non mi fa accodare alla sua pubblica messa alla gogna, così tanto nell’interesse, pure mediatico, del centrodestra forlivese e, in particolar modo, della lista La Civica, della quale, purtroppo, sono stato elettore per malriposta fiducia.

Suvvia, ca’ nisciun è fess: in fondo, le improvvide e testimoniate parole veementi di Rinaldini contro Casara sono risultate cacio sui maccheroni, davvero capitate a fagiolo per il centrodestra forlivese, sinora maldestra Armata Brancaleone con il fango, per non dire peggio, ormai alla bocca e, per questo, non restia ad approfittare dell’occasione d’oro delle incaute affermazioni di Rinaldini per un attacco alla sinistra, ma pure per un proprio colpo di reni per un respiro d’aria pura, ben oltre il livello, ormai opprimente, della melma.

Povero Rinaldini, cascato in trappola come un bischero! Addirittura sessista, incline alla violenza di genere e descritto, al momento delle sue parole alla Casara, come posseduto da una fisiognomica alterata, degna dello studio di Cesare Lombroso!

Il centrodestra forlivese ha approfittato del carattere e del vigore politico, entrambi molto sanguigni, di Rinaldini, purtroppo affetto da una cronica, anacronistica, comunista eritrocitosi, ovvero eccesso di globuli rossi a dispetto di un persistente, anemico Partito Democratico; il centrodestra forlivese ne ha fatto, stavolta, il pomo della sua discordia con una sinistra, accusata di maschilismo. Mi sembra tutto un’abile messinscena, grossolana, ma insidiosa: caro Rinaldini, le serva di lezione, misuri le parole, si guardi attorno e, dia retta, d’ora in poi, sempre meglio una mano davanti ed una dietro! All’assessora Casara la saggezza di un proverbio: chi la fa, l’aspetti.

Franco D’Emilio

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