Ieri pomeriggio, a Roma ho seguito con alcuni amici la diretta dal Palazzetto dello Sport nel quartiere Romiti di Forlì della prima seduta del nuovo Consiglio comunale, fascia tricolore ancora su Gian Luca Zattini, sindaco di centrodestra riconfermato alle ultime amministrative. Alla presenza di un folto pubblico si è registrata la conferma di una politica locale di centrodestra davvero incerta, opaca e mediocre, abbiamo assistito ad uno spettacolo, perlopiù nei tratti della farsa, veramente indecoroso, vergognoso, soprattutto offensivo nei confronti degli elettori, di tutti i cittadini forlivesi.
L’obiettività lo impone: imbarazzante e tragicomico il dibattito sull’elezione del Presidente del Consiglio Comunale per la condotta della maggioranza di centrodestra che, dopo aver blaterato per giorni di una sua compattezza, in realtà solo fittizia, ieri si è contraddetta, rivelandosi palesemente divisa, addirittura con due propri candidati: il consigliere Marco Catalano di Fratelli d’Italia, proposto dalla Lega in un vano colpo di reni dalla melma nella quale è precipitata ignominiosamente; il consigliere Loris Ceredi della lista zattiniana La Civica, sostenuto, invece, dalle restanti forze della maldestra coalizione, tanto pasticciona e mal assortita. Imbarazzante, in proposito, l’intervento del consigliere Fabrizio Ragni (FdI) che, avanzando la candidatura di Ceredi, quindi, in cambio di un sostegno a quest’ultimo, ha dichiarato la disponibilità del centrodestra maggioritario ad assecondare l’attribuzione della vicepresidenza del Consiglio Comunale ad un rappresentante dell’opposizione.
Bontà sua, non so se involontariamente o a bella posta, Ragni, consigliere esperto, non di primo pelo, si è dimostrato coram populo dimentico che qualunque consesso, qualunque assemblea con fini legislativi, deliberativi garantisce da sempre l’equilibrio politico del controllo, dell’imparzialità della sua attività istituzionale, suddividendo la propria presidenza complessiva tra maggioranza ed opposizione, alla prima il pieno ruolo della presidenza, alla seconda la vicepresidenza. Tale gaffe, chiamiamola così, di Ragni è stata inevitabilmente ribattuta dall’opposizione, in modo particolarmente efficace dal consigliere Federico Morgani, autore di un perfetto “barba e capelli” a scapito dell’improvvido Ragni che non ha celato l’evidente irritazione, sua e della maggioranza, dinanzi alla proposta, da parte della stessa opposizione, del consigliere Giovanni Bucci al massimo scranno consiliare. La registrazione immortala un Ragni che mastica male, vedendo lontana l’elezione a maggioranza qualificata, quindi ringhia a vanvera e a denti stretti di democrazia, cosa davvero poco rassicurante.
Insomma, nulla di fatto, rimandata a successiva seduta, chissà quando e con quale quorum di voti utili, l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale: memorabile, degno dell’albo comunale delle magre figure il breve, ma sommo intervento del consigliere di maggioranza Damiano Bartolini (ora FdI) che, indispettito, ha consigliato di tagliare corto senza tante pippe, parola nettamente pronunciata, quindi udita chiaramente sia dal pubblico presente sia da chi spettatore della diretta: le pippe nel laconico eloquio oratorio di un rappresentate delle istituzioni entro un luogo che, seppur solitamente luogo ricreativo e sportivo, con lo svolgimento di una seduta comunale assume la piena dignità e, aggiungerei, sacralità di sede istituzionale, inviolabile dal proferir pippe. Sarebbe stato opportuno che la consigliera Elisa Massa, chiamata a presiedere il Consiglio comunale, ineccepibile la sua presidenza, richiamasse lo spiccio Bartolini, ma, forse, considerando la registrazione video della seduta, si può provvedere ancora, almeno ad una censura.
Non può, infine, dimenticarsi la puerile condotta di taluni consiglieri della maggioranza nel ritrattare, cambiare il proprio voto, espresso per l’elezione nulla del Presidente del Consiglio: ma chi li ha sciolti? Degli altri che dire? Il consigliere leghista Robert Bentivogli, quasi fumettistico Tiramolla di un esilarante fuori-dentro nel suo partito, è più volte intervenuto, invano ripetitivo, forse narciso della sua voce, ispirando solo la figura di chi costretto a galleggiare con l’acqua, se non altro, ormai alla bocca.
Assente il decaduto “figlioccio zattiniano” Daniele Mezzacapo, consigliere leghista, mancato assessore, mancato presidente consiliare, irricevibile secondo l’opposizione per i suoi trascorsi autoritari e, così, di punto in bianco, costretto ad un precoce sunset boulevard, viale del tramonto politico. Non è mancato il debuttante, rampante enfant prodige, consigliere Leonardo Gallozzi (La Civica), promettente giovanottino di belle speranze, speriamo presto confermate, che però deve ancora crescere: ora un tantinello spocchiosetto e permaloso di essere disturbato al suo esordio di etoile del centrodestra. Infine, tanta comprensibile vicinanza al consigliere Marco Catalano, apparso tuttora visibilmente provato, straccio e stracco, sotto il peso delle sue inutili centinaia e centinaia di preferenze: sic transit gloria mundi!
Franco D’Emilio