La briscolina Fra’ Jacopo Morrone

Jacopo Morrone Lega

Chissà perché, da sempre, il nome Jacopo Morrone, di sapore tanto medioevale, mi richiama alla mente la figura di un frate cercatore, in giro per le case a raccogliere offerte per il suo convento: certo, il leghista forlivese Morrone non ha affatto il giusto phisique du role del fratacchione, solitamente pingue persuasivo e ruffiano, però ha la stoffa, il giusto saio del questuante senza vergogna di cadreghine e prebende per la ridotta comunità, ormai davvero conventicola, di fratelli soltanto legaioli, non più leghisti, perché adesso vanamente presuntuosi, per nostra fortuna, di poter ancora legare il proprio partitello al futuro di Forlì.

Ma vadano al diavolo, anzi no all’Inferno, dantescamente ripartiti tra l’ottavo e il nono cerchio: il primo quello dei fraudolenti verso chi non si fida dei leghisti ed è in crescente, inarrestabile numero; l’altro cerchio quello, cosa più ripugnante, dei fraudolenti verso chi si fida della Lega e, per qualche motivo, si fa tuttora prendere per il naso e altra via dai furbetti dello stesso quartierino leghista. Stamani, udite udite, sulla stampa locale l’ennesimo, fastidioso, spaccamaroni colpo di tosse delle pulci leghiste forlivesi per bocca del loro Fra’ Jacopo Morrone, ineffabile cercatore di seggioline, “posticini al sole” per i propri ex celoduristi: “Lo strappo della Lega. Ceredi? Foglia di fico, non lo voteremo mai. Sosteniamo Catalano.” Tutto qui, solite e futili beghine da mercato delle vacche. Il calo di una disperata, patetica briscolina quando il piatto piange e le briscole forti hanno già divorato tutto a quattro palmenti, lasciando solo briciole.

Suvvia, onorevole Fra’ Jacopo Morrone, non s’illuda, è chiaro quanto ella stia girando invano, da destra a sinistra, col cappello in mano! Abbiamo capito benissimo l’estrema logica ostruzionistica, anche palesemente un tantinello ricattatoria, contro la maggioranza di centrodestra, della quale fa parte, alla guida del Comune di Forlì. La Lega non vota Ceredi de La Civica di Zattini a presidente del Consiglio Comunale, finché occorrerà la maggioranza qualificata dei due terzi? Pazienza, basterà attendere la quarta votazione, quando il voto leghista non servirà più a nessuno, né alla maggioranza né ai maneggi della stessa Lega. Dell’odierna, inutile intervista, rilasciata da Jacopo Morrone, apprezzo solo la sincerità con la quale, riconoscendo una particolare carenza nelle proprie fila e, per questo, addirittura attingendo ad un altro partito, Fratelli d’Italia, propone, quale candidato alla presidenza del Consiglio Comunale, il nome dell’avvocato Marco Catalano, evidentemente cogliendone doti e intelligenza politica, virtu’ rare alla poca ombra del carroccio.

Eppoi, basta con questo sfinimento di chiamare, tirare in ballo ancora Daniele Mezzacapo, quasi nell’ossessiva evocazione “se ci sei batti un colpo!” Alcune domande: il suddetto ha fatto bene da assessore e vicesindaco nella precedente consiliatura? Quale la sua posizione verso le voci a lui critiche? Basta un cospicuo numero di preferenze ad assicurare che sia inevitabile, legittimo, opportuno e utile farvi corrispondere per diritto un “posticino al sole”? Né ci sentiamo coinvolti dal dramma di Mezzacapo, figlioccio prima amato, poi tradito da Zattini: ce ne siamo fatta una ragione, convinti che, dopo tante ciacole sulla persona, la sua esclusione da ogni carica di rilievo possa solo giovare al governo di Forlì; niente affatto una perdita irreparabile per la città e l’umanità.

Comprendo che, in prossimità della nuova seduta del Consiglio Comunale, Jacopo Morrone abbia provato a pungere, mettere alle strette la maggioranza per cavarne ancora un utile, un tornaconto leghista, però mi ricorda tanto il soldatino giapponese, solo e disperato di tempi felici, ormai trascorsi, sotto il suo imperatore, che, ostinato, de coccio, come si dice a Roma, continua ad alzare la voce e la posta, volutamente dimentico della crescente desertificazione del campo leghista.

Franco D’Emilio

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