Ieri sera, un forlivese, presunto amico, mi ha inaspettatamente messaggiato dopo lungo silenzio, invitandomi a lasciar perdere, a “stare sereno”, quindi con la stessa ipocrita, cinica esortazione, nella sostanza un avvertimento, passata alla storia sulla bocca infelice di Matteo Renzi. Chiaramente, il consiglio, chiamiamolo così, mira a farmi desistere dai dubbi, dalle critiche alla nuova giunta Zattini bis perché, si sa, risulta sempre inaccettabile al capitano e ai timonieri di turno la voce del semplice mozzo con la pretesa di dubitare della rotta scelta.
La cosa non mi preoccupa, anzi solletica la mia convinzione di stare nel giusto, dunque me ne infischio. Al riguardo, voglio, però, ribadire alcuni punti: innanzitutto, come tanti forlivesi, ho ritenuto giusto battere, perché inaffidabile e impropositivo, il fronte elettorale di sinistra del candidato Rinaldini alle ultime Comunali forlivesi, quindi, cosa di cui non mi pento, mi sono impegnato a sostenere Gian Luca Zattini, antagonista dal versante di centrodestra; ho creduto, come tanti forlivesi, al dichiarato e puntuale “progetto civico” innovativo dello stesso Zattini; infine, sempre come tanti forlivesi, sono stato fermamente convinto che la rielezione zattiniana potesse consentire la disponibilità di una giunta ancora più competente, esperta, attrice di vera novità politica e amministrativa.
Invece no, ancora come tanti forlivesi, sono stato un allocco, beffato da chiacchiere, ora rivelatesi bugie, insomma preso per i fondelli da chi, presi i voti, ha subito gabbato gli elettori, tradendone il voto, compreso il mio, ora lo dico, a favore del centrodestra sia alle Europee sia alle Comunali, in quest’ultimo caso pro La Civica zattiniana. Non me ne pento perché so di aver scelto con convinzione e responsabilità, di conseguenza mi consola aver votato della Civica, una candidata e un candidato, entrambi persone dabbene, brave e intelligenti, preziosità di valori ora risultata solo ignorata e gettata alle ortiche. Come tanti elettori forlivesi, lo ammetto, anche Franchino, consentitemi di appellarmi così, s’è fatto tanto bischeramente infinocchiare da certo gattopardismo politico, infiltratosi nello Zattini bis, fermamente intenzionato a fingere di cambiare tutto perché nulla cambi: importante è solo l’obiettivo che resti ben imbandita la tavola gestionale del potere.
Poi, implacabile la mazzata della composizione della nuova giunta: tanto mercato delle vacche; tante pretese e tanti piccati veti incrociati; tanta girandola di nomi per poi scegliere o riesumare il peggio che avanza o ritorna. Come tanti miei cari concittadini, quanto mi sento deluso e amareggiato! Penso di aver scritto abbastanza su talune scelte di giunta, quindi non mi ripeto, attendo qualche risultato significativo, davvero significativo, ma con scarsa speranza. Oggi, a chi mi chieda dove la nuova giunta possa condurre la nostra Forlì sento di poter rispondere allargando le braccia in uno sconsolato “A saperlo!”
Quali speranze, quali buoni auspici si possono mai trarre dal miserabile spettacolo di lottizzazione, spartizione del potere partitico forlivese? Sì, perché solo di questo si tratta, la politica vera a Forlì risulta ormai defunta. Quale esempio mai per i giovani elettori forlivesi può venire dai tanti opportunistici, definiamoli pure prostituitivi cambi di casacca, salti della quaglia da un partito all’altro? Se la decaduta classe politica dirigente è espressione dell’odierna società forlivese, allora quest’ultima dobbiamo, per conseguenza logica, rassegnarci a considerarla caduta ad un livello infimo? No, non mi rassegno, Forlì resta una città ampiamente sana e forte, ma non interpretata dall’attuale pseudo politica locale, ridotta solamente ad un triste, volgare mercato farisaico.
Ecco, Forlì appare magari rassegnata a subire i giochi dei partiti, quasi nell’amara constatazione che le sia precluso ogni spazio critico, fuori dal controllo di chi, invece, ha facoltà di esercitare potere politico, da destra come da sinistra. E, allora, che fare, scriverebbe Lenin? Dunque e comunque, raccogliere il consiglio, per ora tale, di “stare sereni” e non rompere le palle, accettando supinamente il pensiero di Churchill che ogni nazione, ogni paese, quindi pure Forlì abbia il governo che si merita? No, non ci riesco e penso che tutti dobbiamo reagire, imporre la nostra reazione al clima politico putrescente, adesso imperante nella nostra città.
Dobbiamo, altresì, reagire ai progetti, alle trame occulte del “grande giovane”, già discepolo di fini maestri di miseria politica, ora quasi, nei modi e nei mezzi della sua infida tessitura, una macchiettistica resurrezione del “grande vecchio”, triste protagonista dell’Italia degli anni ‘70-’80. Esagero, paragone assurdo? Niente affatto, entrambi lo stesso obiettivo, pur con diverse finalità: destabilizzare, scomporre il quadro politico, nazionale o locale che sia, per costruire in Italia come nella più piccola Forlì un ingannevole e sospetto “piano di rinascita”: chi ha buone orecchie intenda! Franchino non sta per niente sereno.
Franco D’Emilio