Pochi giorni fa Leonardo Gallozzi, capogruppo del gruppo consiliare La Civica, lista elettorale di Gian Luca Zattini, sindaco di centrodestra riconfermato alla guida del Comune di Forlì, ha fugato ogni mio dubbio sul notevole spessore di minima consistenza e credibilità del suo ruolo nella vita politica forlivese. L’enfant prodige o, forse, meglio definirlo l’ambizioso pischello ventunenne, già militante di Italia Viva, ha gettato alle ortiche la preziosa occasione di tacere in un assordante silenzio, sicuramente per lui benefico, anziché travolgerci con una dichiarazione che tanto ci fa dubitare della sua coerenza, della sua fermezza politica, persino della sua consapevolezza cosa sia e che valore abbia la dignità in politica.
Tutto prende spunto da un’intervista, rilasciata dall’ineffabile Gallozzi assieme a Tommaso Pirini e Andrea Guiduzzi: l’ennesima, minima riproposizione politica gruppettara alla “Io, Poldo e Baffini”, presuntuosamente convinta di condizionare la politica, forlivese e non, con un proprio colpo di tosse, quasi quest’ultimo potesse confondersi col tuono di una vera, ma soprattutto autorevole presenza politica. Tommaso Pirini, Leonardo Gallozzi e Andrea Guiduzzi, rispettivamente presidenti provinciale, forlivese e cesenate di Italia Viva, miseruccio partitello di centro, fondato dal discusso Matteo Renzi, inglorioso fuoriuscito dal Partito Democratico e mutevole banderuola ad ogni vento, hanno dichiarato il loro sostegno al candidato piddino Michele de Pascale nella corsa alla presidenza dell’Emilia-Romagna perché con lui la regione “può avere un presidente romagnolo, un amministratore capace, una persona perbene”.
Ancora, poco oltre, i tre, sempre alla Io, Poldo e Baffino, hanno sottolineato la giustezza del loro appoggio a de Pascale perché espressione delle coerenza di Italia Viva su “la grande questione romagnola” o visione della Romagna futura, sulla quale, quindi, condividono ogni proposta del de Pascale. Non solo, questa visione del futuro romagnolo, i cui dettagliati presupposti sono noti unicamente ai tre compagnucci della parrocchietta Italia Viva, viene addirittura supportata, sospinta dall’eccelsa convinzione che una nuova politica romagnola possa costruirsi esclusivamente attraverso “il superamento dei campanili, la progettazione comune”, dunque in una dimensione extra ideologica e fuori dallo schema politico ordinario che oso domandarmi da chi, però, occultamente ispirata e pilotata, considerata la regia occulta, palesemente evidente, ormai, in talune amministrazioni comunali romagnole, Forlì e Cesena comprese. Qualcosa non mi convince, sento una gran puzza di bruciato, tira un venticello rossiniano di crescente opportunismo e fregatura.
A Forlì, il pischello Gallozzi è stato eletto nel centrodestra, tanto da essere il capogruppo di una lista della stessa coalizione; alle prossime regionali, invece, il nostro eroe sosterrà la sinistra, il PD, insomma quello stesso fronte avversato nella città forlivese. Quale coerenza! Mi assale il pensiero amaro di una politica tanto miseramente double face: un pensiero appena smorzato dal ricordo di un celebre film comico americano, credo con l’attore Bob Hope nei panni di un giovane che contro l’orrore fratricida della guerra civile americana corre tra i due fronti, per metà vestito da sudista, per l’altra da nordista, recando una bandiera, confederativa su un lato e yankee sull’altro, mostrando, così, ai combattenti dell’una e dell’altra parte la rispettiva uniforme e bandiera, sicuro che nessuno spari contro un uomo con i panni e il vessillo del proprio esercito.
Allo stesso modo mi appare Gallozzi con i suoi: un po’ di qua, un po’ di là, a secondo dove sia il vincitore, importante avere le mani sempre libere. Per Gallozzi, dunque, il piddino Michele de Pascale è il candidato ideale alle regionali come il centrista civico di destra Gian Luca Zattini lo è stato alle comunali forlivesi; credo davvero che si ponga il problema con quanta abilità, all’interno del gruppo consiliare forlivese La Civica, l’audace giovanottino Gallozzi possa, adesso, conciliare il suo ruolo di portavoce di una forza del centrodestra con quello di neo sostenitore della sinistra. E poi, come lasciar correre quelle ruffiane parole ovvero che soltanto “con de Pascale l’Emilia Romagna può avere un presidente romagnolo, un amministratore capace, una persona perbene”?
Quasi un panegirico ad hoc, sospettabile di un “do ut des”. Fra l’altro, parole tutte da provare: davvero de Pascale amministratore capace e, a priori, solo lui persona perbene? Suvvia, non facciamola fuor dal vaso! Mi auguro che i cittadini di buon senso, ancora fiduciosi in una politica seria, coerente, credibile, sappiano distinguere la fava dalla rava, gli imbonitori opportunisti ed inattendibili dai veri costruttori di politica leale: le contraddizioni politiche di Leonardo Gallozzi e compagnucci meritano, al massimo, d’essere incluse tra quelle, altrettanto bizzarre, de La terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese.
Franco D’Emilio