Parafrasando il titolo di Come un gatto in tangenziale, film di successo del 2017 per la regia di Riccardo Milani, protagonisti Paola Cortellesi e Antonio Albanese, potremmo dire che qualcosa di infido, contradditorio pare in agguato come un chiodo in tangenziale, nel nuovo tratto di quest’ultima in costruzione nella zona di San Martino in Strada, Vecchiazzano a Forlì. Ieri, è bastato appena un puntuto chiodo, malamente infisso in una canalina, stando alle dichiarazione del Ministro alle infrastrutture Salvini, perché si bloccasse il traffico ferroviario nella stazione di Roma Termini, uno dei nodi più strategici e tecnologicamente avanzati delle nostre ferrovie; ancora oggi, invece, perché la problematica, ormai, dura da tempo, resta insoluto lo stato di precarietà, incuria, degrado strutturale della sede della Motorizzazione Civile in via Golfarelli a Forlì e, altrettanto, resta in sospeso il destino di questo ufficio, importante nella gestione dei trasporti su strada.
Chiudere questo servizio a Forlì creerebbe intoppi alla mobilità dei cittadini; poi, disagi al disbrigo delle relative pratiche amministrative, soprattutto da parte delle agenzie del settore: pratiche sempre tanto importanti pure ai fini della sicurezza stradale; infine, creerebbe ansiosa incertezza sulla nuova destinazione d’impiego dell’attuale personale in servizio. Al contrario, lasciarlo operare nelle odierne condizioni logistiche e ambientali, solo deprecabili per il loro stato di inefficienza, persino di insalubrità, significherebbe mancare di rispetto agli utenti e ai lavoratori interessati. Dunque, una contraddizione puntuta come un chiodo, davvero incoerente, inconciliabile a Forlì tra l’impegno, da una parte, a realizzare un nuovo tratto di tangenziale di grande valore ingegneristico, utilità per la città e, dall’altra, la pochezza di non decidere, tergiversare, agitare soltanto incerte, anche estreme e pesanti soluzioni.
Inconcepibile riuscire nelle grandi imprese e fallire nelle piccole cose ovvero nel quotidiano amministrativo di un servizio ai cittadini di tanto vasto territorio forlivese, sicuramente non agevolmente smaltibile, nella peggiore delle soluzioni, dall’attuale ufficio di Cesena, tuttora solo sede distaccata della Motorizzazione Civile di Forlì. Inaccettabile che su una problematica, pesantemente protrattasi nel tempo, non solo sia mancata qualunque decisione per una soluzione di buon senso, utile a soddisfare i forlivesi, ma, prima ancora, sia mancata persino la premura, necessaria espressione di reale interessamento, di un sopralluogo da parte del ministro Salvini o del suo vice Bignami, magari nel corso di una delle loro visite a Forlì, non ultimo proprio il sopralluogo del viceministro, ieri 2 ottobre, al cantiere del costruendo nuovo tratto di tangenziale. Non si può essere, anche giustamente, orgogliosi, compiaciuti di una nuova infrastruttura, se poi si rischia di scivolare su una minima buccia di banana non rimossa.
Da qui deriva la contraddizione tra il grande fare di sicura visibilità per la tangenziale e il non fare un piffero, ma scriverei altro più significativamente, per garantire a Forlì il mantenimento dei servizi della Motorizzazione Civile ai cittadini e alle imprese entro una struttura dignitosa, ben organizzata, degna, in primo luogo, di rappresentare lo stato. Questa contraddizione è davvero un chiodo infido in tangenziale che rischia di bucare qualche pallone troppo gonfiato sulle grandi realizzazioni e, al contrario, sgonfio, moscio, dimentico delle attuali difficoltà di un servizio, dei suoi addetti, dei suoi utenti. Anche il nostro sindaco Zattini, l’onnipresente vicesindaco Bongiorno ed altri rappresentanti di giunta, sempre a fare giusto seguito all’autorità ministeriale, potrebbero impegnarsi nel sollecitare una soluzione per l’ufficio forlivese in questione, perlomeno nella logica coerenza di un giusto parallelismo amministrativo tra tangenziale e servizi alla mobilità forlivese.
Franco D’Emilio