In fondo, il questore di Forlì Claudio Mastromattei ha risposto picche e si è lavato le mani alla maniera di Ponzio Pilato, lasciando che sia la Procura a levargli le castagne dal fuoco. Aggiungo, pure, che il questore Mastromattei ha dimostrato di considerare una sentenza della Corte di Cassazione quasi pari ad un “ludo cartaceo” di mussoliniana memoria, quindi aggirabile o disattendibile se non, addirittura, ignorabile nella sua deliberazione. Veniamo ai fatti.
L’avvocato forlivese Francesco Minutillo con piena ragione e premura ha interpellato il prefetto e il questore di Forlì perché chiarissero “il criterio interpretativo e le direttive trasmesse ai propri dirigenti e operatori, deputati al controllo delle manifestazioni”; in questo caso, la richiesta del noto legale si riferisce alle manifestazioni commemorative fasciste, imminente quella predappiese della Marcia su Roma, al solito comprensive della loro gestualità, ritualità e simbologia, quali il saluto romano e l’appello del “presente!” che, appunto, il 18 gennaio scorso una sentenza della Corte di Cassazione ha dichiarato non costituire affatto presupposti di rischio ricostitutivo del Partito Nazionale Fascista, quindi non più perseguibili ai sensi dell’art. 5 della legge Scelba del 1952: in conclusione, in un chiaro, evidente, accertato ambito commemorativo di avvenimenti, protagonisti e aspetti storico-culturali del Fascismo non è più reato esibire, ad esempio, il saluto romano o gridare “presente!” alla chiama di un camerata.
Al tempo stesso, sempre in riferimento alla sentenza degli Ermellini, l’avvocato Minutillo ha sollevato giusta preoccupazione che il “silenzio delle autorità sul punto è esso stesso un ostacolo al libero e sereno esercizio del diritto di commemorazione”, in questione. Cosa non da poco, sottolineo come la Costituzione vieti sì con la sua XII disposizione transitoria la ricostituzione del Partito Nazionale, ma non proibisca per nulla la manifestazione, la professione del pensiero e dell’idealità fascisti, perché anch’essi giustamente garantiti dall’art. 21 della stessa carta costituzionale.
Il questore di Forlì Claudio Mastromattei ha risposto maldestramente, schivando, glissando e dribblando, premuroso solo di restare fuori dalla “grana, dai bastoni nelle ruote” del legale forlivese. “L’avvocato Minutillo agisce a titolo personale e non deve indirizzare il suo interpello ne’ a me ne’ al prefetto” dichiara il questore di Forlì: eppure, se la figura del questore è quella dell’autorità preposta alla sicurezza pubblica e per questo a capo di un’apposita questura, è mai credibile che l’avvocato Minutillo sia stato cosi incompetente da sbagliare a chi rivolgersi su un tema di sicurezza e ordine pubblico, quale quello di una manifestazione? Mi pare ancora di più strano che qualunque cittadino, si chiami Minutillo o Mastromattei o D’Emilio, non possa rivolgersi a titolo personale ad un’autorità competente ed esperta per chiedere o segnalare la tutela di un diritto di ricaduta individuale e collettiva, in questo caso scaturito da una sentenza della Corte di Cassazione.
Le considerazioni del questore forlivese non mi quadrano, mi paiono fittizie, mi confondono e stupiscono quando, pur in presenza di una sentenza effettiva di Cassazione che esige pieno rispetto, dichiarano ignare che “nel corso di una manifestazione ciascuno si assume la responsabilità del proprio comportamento …. sarà poi la procura, sentita la Digos a valutare ciò che è accaduto.” e dulcis in fundo “ciò che avverrà domenica 27 ottobre (nda: a Predappio) – saluti romani compresi – verrà documentato come sempre accade. Poi la magistratura deciderà se ci sono gli estremi per un’indagine” il che significa la possibilità di aprire inevitabilmente ennesimi, incerti fascicoli giudiziari, niente affatto necessari.
Ancora peggio mi sconfortano le parole questorili “Non posso certamente dire agli agenti di lasciar correre”: ma lasciar correre cosa? Lo dica il questore di Forlì, perché, invece, resta nel vago, non specifica? La cosa mi pare pregiudizievole del rispetto della sentenza della Cassazione. Un plauso, sicuramente, al meritevole, responsabile senso civico dell’avvocato Francesco Minutillo.
Franco D’Emilio