Nell’imbroglio della storia Predappio onora il generale Anders

Polacchi a Predappio

Diversi furono i paesi e le città dell’Emilia-Romagna, restituiti alla libertà e alla democrazia dall’impegno del 2° Corpo d’Armata polacco, inquadrato nell’8° Armata Britannica durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia: tutti i Comuni emiliano-romagnoli interessati hanno, poi, avuto la premura riconoscente di celebrare e onorare la memoria di questi loro liberatori polacchi, comandati dal tenace e valoroso generale Wladyslaw Anders sotto le bandiere di una Polonia, ancora libera, ma presto destinata a finire oppressa dalla dittatura sovietica. Devo correggermi: tutti i Comuni tranne uno, quello di Predappio che lo farà tardivamente il prossimo lunedì 28 ottobre, dunque per ultimo e per forza, ben ottant’anni dopo il giorno della sua liberazione. Perché tanto tempo?

Perché la storia della liberazione di Predappio è stata manipolata dalla resistenza partigiana e la celebrazione dell’impegno dei soldati polacchi a lungo è parsa scomoda perché col rischio di far emergere l’unica verità ovvero che il paese natale del Duce fosse stato liberato solo dalle unità del generale Anders, che i partigiani, una presenza, fra l’altro, numericamente esigua, avessero avuto soltanto un provato ruolo marginale e che lo stesso Giuseppe Ferlini, esaltato combattente resistenziale, poi sindaco di Predappio liberata, fosse uscito, solo a cose fatte dai militari polacchi, dalla cantina, nella quale s’era rifugiato con la madre, sicuramente per la prevalenza dell’amor filiale sulla lotta antifascista. Da tempo ho scritto e ancora adesso scrivo su tale manipolazione truffaldina della storia (https://www.romagnauno.it/forli/predappio-marcia-su-roma-e-partigiani/; https://www.consulpress.eu/da-78-anni-la-falsa-data-partigiana-della-liberazione-di-predappio/; https://www.4live.it/2020/10/predappio-onori-la-verita-sulla-sua-liberazione-e-i-liberatori-polacchi/) che attiene a diversi aspetti della liberazione predappiese, ma, in particolar modo, all’attendibilità della sua data ossia quella sinora falsa, spacciata del 28 ottobre 1944.

Data falsa, farlocca, pretestuosamente, artificiosamente e malignamente formulata a tavolino dalla Resistenza, fra l’altro, soltanto a suo dire e mai documentalmente provato, in accordo con le forze alleate. Data ancora più accreditata come falsa e bufala storica da un comunicato stampa dell’Anpi provinciale di Forlì-Cesena del 22 ottobre 2022, proprio sul tema della data della liberazione di Predappio alla data patacca del 28 ottobre: “Data scelta non a caso, sia dai partigiani che dalle truppe alleate, per cancellare quella infausta del 28 ottobre 1922, con il colpo di stato che portò al potere il fascismo nel nostro paese. Un evento simbolico, quello della liberazione del paese romagnolo, di tale rilevanza da essere stato citato nei giornali di tutto il mondo”. Dunque, partigiani abili falsari della storia, anzi sabotatori della verità fattuale della storia e tutto per scrivere la loro vittoria sul Fascismo nella logica che tutto è storicamente concesso al vincitore. Sui giornali del mondo intero la Resistenza ha raccontato, pro domo sua, semplicemente una colossale fake new.

Il circondario predappiese fu raggiunto dai liberatori polacchi il 26 ottobre e il capoluogo, considerata anche la pressoché assenza di nazifascisti, risultò pienamente liberato alla data del 27 ottobre. Questo risulta da documentazione del War Office (WO), dipartimento del governo del Regno Unito per l’amministrazione delle forze armate, e dell’Imperial War Museum (IWM), entrambi con sede a Londra. Ecco, la foto che correda il presente articolo proviene proprio dai fondi fotografici dell’IWM, relativamente all’8° Armata britannica, 2° Corpo d’Armata polacco, campagna italiana 1944, trimestre ottobre-dicembre 1944, e risulta datata dal corrispondente militare di guerra 27 ottobre 1944: ritrae quattro soldati polacchi non armati, dunque non militarmente operativi, che la nota descrittiva (abstract) del catalogatore così definisce con tanto di data, inequivocabilmente confermata “Soldati polacchi a Predappio il 27 ottobre 1944 osservano una fontana dedicata al regime fascista”.

Questa foto, dunque, non è poco e sbugiarda definitivamente la data partigiana della liberazione di Predappio al 28 ottobre ’44, ristabilisce la verità storica fattuale al 27 ottobre ’44, fa capire a quale livello di malafede e menzogna, ieri come oggi, può giungere la logica vendicativa, tanto meschina del vincitore. A questo punto, non può che dispiacere che lunedì prossimo 28 ottobre, quindi nella ricorrenza di una data errata che non rende verità storica al pieno merito e alla memoria del 2° Corpo d’Armata polacco, Anna Maria Anders, figlia del valoroso generale e personalità di grande rilievo nel mondo della diplomazia e della cultura, sia chiamata dal Comune di Predappio a ricevere, nel corso di un Consiglio comunale straordinario, la concessione della cittadinanza onoraria al padre: insomma, quasi come festeggiare con la torta un compleanno il giorno dopo! Anche in questo frangente il sindaco predappiese conferma il suo cerchiobottismo, un colpo al cerchio ed uno alla botte, insomma lascia alla data bufala del 28 ottobre la celebrazione della liberazione partigiana e polacca di Predappio, così non turba la fittizia memoria liberatrice della Resistenza e, pur se nell’imbroglio di data, onora la memoria polacca.

Forse, anziché documentarsi ai fini di una corretta formulazione della cittadinanza onoraria, il sindaco Canali ha preferito nuovamente fidarsi ciecamente dei soliti sacerdoti, custodi del partigianato sotto tutela Anpi: ancora, fa ora una pessima figura, allo stesso modo di quando nel 2022 elevò agli altari della Resistenza un cittadino di Fiumana, caduto solo per la violazione del coprifuoco, non certo per un atto di palese finalità partigiana, e allo stesso modo di quando l’anno successivo fu ideatore/protagonista della mal combinata “partita antifascista a bocce rosse”. Ripeto, mi dispiace che l’ambasciatrice Anna Maria Anders non possa vedere pienamente riconosciuto il valore del padre e dei suoi soldati, come unici, veri liberatori di Predappio alla data del 27 ottobre ’44, ma dovrà accontentarsi del giorno dopo, alla stessa maniera di un compleanno festeggiato in ritardo.

Certo, il sindaco Canali è un originale precursore, potrebbe prossimamente convocare Babbo Natale e la Befana per accordarli su un loro festeggiamento comune, magari l’ultimo giorno di carnevale: in fondo, entrambi non dovrebbero trovarsi male in una festa in costume carnevalesco. Davvero, di questi tempi la memoria storica a Predappio non trova fortuna e riconoscimento adeguati, persino tra i nostalgici del Duce: già si preannuncia sommessa, misurata, meno del coro a bocca chiusa della Madama Butterfly di Puccini, la commemorazione della Marcia su Roma di domenica prossima; niente saluti romani, appena un minuto di ossequioso e sottomesso silenzio, poi un soffocato appello del presente nella cripta Mussolini, quasi nella clandestinità di una cantina di carbonari; si salvano due momenti conviviali a tarallucci e vino. È questo il nuovo spirito fascista commemorativo di due nipotine pavide, di una signora custode/vivandiera/relatrice “racheliana”, di qualche conferenziere, vanamente ardito su temi come cavoli a merenda, lontani da una celebrazione commemorativa di taglio attuale. Tutto questo nonostante una recente sentenza a sezioni unite della Corte di Cassazione che ha confermato la legittimità del saluto romano, dell’appello del presente ed altro nell’ambito di manifestazioni commemorative fasciste. Predappio davvero offende ogni celebrazione commemorativa.

Franco D’Emilio

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