Solo una laurea triennale e sei al vertice della cultura forlivese

Palazzo Romagnoli Collezione Verzocchi

Anche ieri pomeriggio, puntuale alle ore 15,30, ho cercato la diretta del Consiglio Comunale di Forlì, iniziato, invece, come sempre, in vistoso ritardo, non solo sull’ora di inizio, ma soprattutto sul rispetto di quella esemplare premura istituzionale che dovrebbe caratterizzare gli eletti di ogni assise rappresentativa dei cittadini. Purtroppo, ormai, anche diversi consiglieri comunali forlivesi giocano a fare le prime donne, tra loro concorrenti a chi per ultima sopraggiunge nell’attenzione esclusiva di tutte le altre: quanta vicinanza al paziente segretario comunale, in particolare al suo ruolo di principale dirigente amministrativo del Comune, costretto, al momento della verifica dei consiglieri presenti, a sentirsi rispondere in modo irriverente da altri: “sta arrivando” oppure “è per strada” o, ancora, “ha avvisato che tarda”, quasi con la consolidata disinvoltura giustificatoria “meglio tardi che mai”.

Comunque, anche ieri un Consiglio comunale sbadiglievole, pure su ormai cronici, anzi incancreniti perché irrisolti, problemi della vita cittadina. Vano il sussulto iniziale, trasversale da destra a sinistra di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte sul tema della lotta alla violenza contro la donna, celebrata lunedì scorso, conciliando ruffianamente il minuto di silenzio commemorativo, proposto dall’opposizione, con l’applauso finale, chiesto dalla maggioranza di centrodestra: insomma, solo il rispetto di una formale, patetica, ecumenica, ma infruttuosa par condicio di circostanza di tutti i partiti forlivesi sulla difesa della donna che, invece, necessita soprattutto di nuova, complessiva politica di tutela sociale, garantita da ferma penalizzazione e fermo contrasto di ogni illegale contrarietà maschile. Diversamente, solo le attuali chiacchiere al vento e la tragica continuità del rosario dei femminicidi.

Ieri, molto piacevolmente accolta, la presenza del sindaco Zattini, anche se giusto il tempo di presentazione delle linee programmatiche del suo governo di centrodestra, quindi via, lasciando con un palmo di naso il consigliere leghista Mezzacapo, pure lui prima donna in ritardo sull’inizio del Consiglio, ma deciso a prendersi la scena, magari in uno schermistico scontro in punta di fioretto, proprio col sindaco, relativamente al favore elettorale che quest’ultimo su un suo profilo social avrebbe manifestato, seppur brevemente e per sbaglio altrui, nei confronti di Massimiliano Pompignoli, candidato FdI alle trascorse regionali. Al riguardo, nonostante da parte di alcuni incombesse nell’aria e incomba, ancora stamani, la domanda dell’eventuale sussistenza del reato di peculato, il sindaco Zattini ha abbandonato il Consiglio comunale prima che si levasse la voce di Mezzacapo, quindi senza filarselo più di tanto e con l’evidente manifestazione di essere mutato da padrino a patrigno, tutto a scapito non più di un figlioccio, ma solo di un impertinente figliastro. Quanto mutevole l’animo umano!

Quando, ormai, rassegnato a tirarmi su dalla noia con un caffettino al ginseng, mi ha fatto finalmente sobbalzare l’interrogazione del consigliere PD Federico Morgagni circa la composizione della commissione d’esame “per la copertura di nr. 1 posto di Dirigente – Area della dirigenza, comparto locali – per il Servizio Cultura Turismo e Legalità del Comune di Forlì.” Secondo l’interrogante, fra l’altro con motivazioni di piena ragione, tale commissione, composta per assicurare un’ottima dirigenza della cultura forlivese, risulterebbe carente di esaminatori, atti, per la loro esperienza di settore, a testare, passatemi il termine, i candidati sulle tematiche della museologia e della museografia, dell’archivistica e dell’archiveconomia, della biblioteconomia, quindi della valorizzazione, tutela e restauro del totale patrimonio culturale cittadino.

Eppure, il Comune di Forlì ha sue numerose e significative istituzioni culturali di diversa tipologia materiale; eppure, il Comune di Forlì, di conseguenza la sua dirigenza nel settore della cultura sono chiamati a partecipare fattivamente, in collaborazione con altri soggetti, a varie iniziative che toccano pure il campo musicale, quello etnoantropologico, quello della formazione ed educazione permanente dei cittadini. Invece, nella commissione, finita nel mirino del consigliere Morgagni, solo l’autorevole, ma insufficiente figura di una prestigiosa esperta di biblioteconomia, seppur di magnifico, specifico curriculum e autrice di testi fondamentali; i restanti commissari solo figure di prevalente impronta manageriale ovvero di cura della condotta e dell’organizzazione, per così dire “aziendali”, del settore cultura, ma con ridotta esperienza nel campo della specifica gestione scientifica, tecnica, organizzativa di un complessivo, vario e mutevole patrimonio culturale. Considerazioni giuste quelle del consigliere Morgagni, che sottolineo per dovuta obiettività, non certo per mia folgorazione e conversione sulla romana via piddina del Nazareno; ancora di più giuste alla luce del mio passato, modesto, ma sempre partecipato e attento lavoro di funzionario del Ministero della Cultura.

All’interrogante ha risposto il vicesindaco Vincenzo Bongiorno, praticamente menando il can per l’aia con argomentazioni di banale superficialità, fuori dalla piena considerazione, soprattutto conoscenza cosa sia, come si articoli, quindi cosa presupponga la sicura individuazione di una valida dirigenza in campo culturale. Non finisce qui, il caffettino al ginseng non è più bastato, tanto da ricorrere alla sferzata di un robusto digestivo antiacido, quando sempre l’interrogante ha sottolineato come tra i requisiti culturali d’accesso a detta dirigenza del settore cultura a Forlì fosse già ritenuta sufficiente la sola laurea triennale in area umanistico-sociale: pensate solo una laurea triennale, davvero all’osso e risicata, per prendersi cura della cultura forlivese con ben 9 attività di posizione dirigenziale, ben 11 competenze tecnico-specialistiche e, infine, ben 9 competenze manageriali, come indicato nello stesso bando concorsuale. Per dirla alla Totò, “alla faccia del bicarbonato di sodio!” un vero affarone con la sola triennale a dispetto di chi in possesso di laurea magistrale, di master o specializzazioni, magari di diplomi di alte scuole di formazione: tutto ciò, ora, praticamente inutile a Forlì, allarmandoci così in quali mani mai si andrà a riporre le sorti della cultura a Forlì, per responsabilità, quella sì documentata, di un governo cittadino tanto maldestro perché veramente fuori dai coppi.

Franco D’Emilio

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